Comunicato stampa - 10 febbraio, 2010
Per Greenpeace con il decreto nucleare varato oggi, il governo persevera nella sua politica di centralismo, mettendo un bavaglio alle regioni cui saranno imposti i siti. Inoltre, il decreto per l’individuazione dei siti licenziato oggi contiene anche le disposizioni per le campagne di informazione al pubblico. Questa si chiama propaganda.
«Abbiamo già - spiega Andrea Lepore, responsabile campagna Clima
di Greenpeace - una propaganda nucleare da parte del governo,
questa ora viene esplicitamente pianificata e legalizzata.
Ovviamente ne hanno bisogno, visto che gli italiani, non solo con
il referendum, ma anche dopo, si sono dichiarati contrari e visto
che il nucleare al nostro Paese non conviene sotto nessun
aspetto».
Il governo, infatti, sul tema dei costi dei reattori EPR
previsti per l'Italia usa le cifre che Enel presenta alle
conferenze stampa invece di informarsi su quelle che il costruttore
francese presenta alle gare d'appalto. Negli Emirati Arabi il
gruppo guidato dalla francese Areva ha offerto 4 reattori a un
costo di 6,5 miliardi di euro l'uno mentre in Italia la propaganda
parla di 4 miliardi. Sulla sicurezza le agenzie di sicurezza di tre
Paesi, Francia inclusa, hanno pubblicamente dichiarato non sicuro
il sistema di emergenza dell'EPR lo scorso ottobre.
«Dobbiamo dunque aspettarci una massiccia campagna di
disinformazione nucleare del Governo pagata da tutti i cittadini -
continua Lepore - Questo non ci meraviglia. Basti pensare alle
numerose denunce che Greenpeace da sempre fa sulla libertà di
informazione messa a rischio dal fatto che Enel sia uno dei
principali inserzionisti per tutti i media italiani. Se è già
difficile contrastare le favole che Enel racconta sul nucleare, la
propaganda governativa su tutti i mezzi si tradurrà in una
diminuzione della democrazia. Chiediamo pari accesso ai media e
alla TV in particolare per le posizioni diverse da quelle del
governo».
Andando ai numeri, mentre Bruxelles contesta gli "oneri
nucleari" che il Governo carica sulle bollette degli italiani (un
miliardo nel 2009) per lo smantellamento delle vecchie centrali e
la gestione delle scorie, il governo prosegue su una strada che, se
avrà successo, vincolerà alcuni siti per almeno un secolo e mezzo e
scaricherà la pesante eredità di scorie nucleari alle generazioni
future, quando quelle del passato non hanno ancora trovato
soluzione.
Greenpeace continuerà a battersi contro questa scelta costosa e
rischiosa su una tecnologia basata su una risorsa - l'Uranio -
limitata quanto i combustibili fossili.
E' da sottolineare che il decreto priva le regioni di potere
decisionale e che il Governo non intende comunicare i siti prima
delle votazioni regionali. Per questo Greenpeace ha aperto una
petizione. In soli tre giorni, già 12mila cittadini hanno firmato
per chiedere ai loro candidati di schierarsi contro il nucleare sul
sito www.nuclearlifestyle.it