Comunicato stampa - 24 febbraio, 2009
Secondo Greenpeace l’accordo firmato oggi tra Italia e Francia sul nucleare è a tutto vantaggio di Sarkozy, che sta cercando di tenere in piedi l’industria nucleare francese, ma non offre all’Italia nessuna garanzia di maggiore indipendenza energetica – tecnologia e combustibile arrivano dall’estero – ed è anzi contro gli obiettivi europei di breve termine.
Il Governo continua infatti a parlare di nucleare, mentre ha
appena firmato accordi europei vincolanti per giungere a una quota
del 35 per cento di energia elettrica da fonti rinnovabili al 2020.
Il nucleare sottrarrà risorse allo sviluppo delle rinnovabili, oggi
ferme al 16per cento, e il risultato potrebbe essere una nuova
procedura d'infrazione davanti alla corte Europea. "L'Italia ha già
perso il treno del nucleare 30 anni fa, ora cerca di perdere quello
per l'energia pulita del futuro ritornando su una tecnologia sporca
e pericolosa che non ha mai risolto alcuno dei suoi problemi",
afferma Francesco Tedesco, responsabile Campagna Energia e Clima di
Greenpeace.
Il nucleare, infatti, non ha risolto nessuno dei problemi, da
quello delle scorie alla sicurezza intrinseca alla proliferazione
nucleare. Anche raddoppiando l'attuale numero di reattori, cosa che
accelererebbe l'esaurimento delle risorse accertate di Uranio che,
ai livelli attuali, non superano i cinquant'anni, il contributo del
nucleare alla riduzione delle emissioni sarebbe marginale, non
oltre il cinque per cento. Con gli stessi investimenti in maggiore
efficienza energetica negli usi finali l'effetto di riduzione delle
emissioni sarebbe fino a sette volte superiore.
"La lobby nucleare - spiega Giuseppe Onufrio, direttore di
Greenpeace - cerca di evitare una crisi legata alla
marginalizzazione di questa tecnologia che, nei mercati
liberalizzati, come in USA, è sostanzialmente ferma da 30 anni. Gli
unici investimenti effettuati, infatti hanno riguardato il
ripotenziamento e la manutenzione dei vecchi impianti".
Per la tecnologia francese EPR, esistono solo due cantieri: uno
in Finlandia e uno in Francia, nessun impianto ancora funziona. In
Finlandia i costi effettivi a metà della costruzione hanno già
superato del 50 per cento il budget. L'autorità di sicurezza
nucleare finlandese ha riscontrato 2100 non conformità nel corso
della costruzione. Il Presidente Sarkozy, in assenza di nuovi
ordinativi, ha annunciato che la Francia, cioè lo stato, chiederà a
AREVA - società quasi interamente pubblica - di costruire un
secondo reattore EPR in Francia. Una implicita dimostrazione che
nucleare e mercato non sono compatibili: a ordinare reattori
dovrebbe essere un'azienda non lo stato.
"Il nucleare - denuncia Onufrio - è una fonte costosa, rischiosa
e basata su una risorsa, l'uranio, molto limitata. Una scelta
scellerata che serve solo a pochi interessi di un settore che il
mercato ha già bocciato".