Comunicato stampa - 25 febbraio, 2010
L'illusione di una rinascita del nucleare negli USA subisce una battuta d'arresto, proprio a una settimana dall’annuncio del Presidente Obama di stanziare 8,3 miliardi di dollari di denaro pubblico in garanzie sui prestiti per costruire la prima nuova centrale nucleare dopo trenta anni.
«Il nucleare dimostra anche negli Stati Uniti di non essere
sicuro e di non poter andare avanti se non attraverso l'aiuto
pubblico e pesando sulle spalle dei contribuenti. Il nucleare
continua a dimostrare di essere una fonte di energia rischiosa e
una pericolosa perdita di tempo» spiega Andrea Lepore, responsabile
campagna Nucleare per Greenpeace.
Mentre si parla impropriamente di 'rinascita nucleare', la
maggior parte dei Paesi con impianti nucleari attivi cerca di
prolungarne la vita utile, anziché costruirne nuovi. Ma proprio
ieri il Senato dello Stato del Vermont ha votato per chiudere nel
2012 l'impianto nucleare "Vermont Yankee", di proprietà della
Louisiana Entergy Corporation e di non rinnovare la licenza per il
reattore oltre i 40 anni. Il Vermont è l'unico Stato in cui il
legislatore ha la possibilità di votare per chiudere un
impianto.
«Anche negli USA, laddove i rappresentanti dei singoli stati
hanno la facoltà di esprimere un voto, il nucleare è visto come una
fonte rischiosa di energia» conclude Lepore.
L'impianto del Vermont è stato afflitto da continui
malfunzionamenti e incidenti e da fuoriuscite radioattive nelle
acque sotterranee. Lunedì scorso, infatti, la Commissione per la
regolamentazione nucleare ha riconosciuto l'ennesima fuga
radioattiva dal reattore, risalente al 2005, e sta attualmente
indagando sulle accuse da parte dei lavoratori relative a fughe
radioattive da tubazioni sotterranee.