Comunicato stampa - 20 febbraio, 2009
L'Italia continua a fare la parte dell'ultima ruota del carro nel dibattito su clima ed energia. Anche l'ultimo chiaro cambio di rotta degli Usa di Obama - introdotto dal pacchetto di misure in discussione al Congresso - è stato sostanzialmente ignorato dai nostri politici e dagli stessi media. Un tentativo di inserire 50 miliardi di dollari di fondi per prestiti a tasso agevolato a favore del nucleare, infatti, è stato infatti respinto dal Congresso, che ha bocciato l'emendamento del senatore repubblicano Robert Bennet. Invece i fondi per efficienza e rinnovabili sono passati da meno di 52 a quasi 60 miliardi, di cui 32,8 nelle fonti rinnovabili e 26,86 per l'efficienza energetica. A questi si aggiungono quasi 19 miliardi sui trasporti collettivi e sulle ferrovie.
Un grave colpo al preteso rilancio del nucleare. Già nel 2007
l'amministrazione Bush aveva introdotto fondi, pari a 18,5 miliardi
di dollari, per prestiti a basso tasso di interesse per la
costruzione di centrali nucleari. Una delle domande di
finanziamento è stata presentata dalla Florida Light & Power
per sostituire due reattori nucleari sulla base di 16 miliardi di
dollari, mentre il totale delle richieste di accesso ai fondi,
prima della crisi economica, aveva raggiunto 122 miliardi di
dollari. E senza i soldi da parte del governo, per il nucleare made
in Usa il futuro si prospetta veramente duro.
"Si tratta di un importante cambio di direzione
dell'amministrazione USA- spiega Giuseppe Onufrio, direttore
esecutivo di Greenpeace Italia-Efficienza energetica e fonti
rinnovabili hanno un grande potenziale sia in termini energetici
che occupazionali. Secondo le valutazioni correnti per ogni
miliardo di investimenti pubblici se ne possano generare due di
investimenti privati, dunque l'impatto del piano è potenzialmente
triplo".
Tutte novità che non vengono percepite in Italia, dove si parla
ancora di rilancio del nucleare e di carbone. Mentre Obama sembra
andare nella direzione opposta: "Se si guarda al pacchetto messo a
punto dall'amministrazione USA - continua Onufrio- quella delle
fonti rinnovabili e dell'efficienza è la parte che si presta
maggiormente a promuovere uno scambio di tecnologie con la Cina,
che è uno dei maggiori finanziatori del debito USA. Il Piano Obama,
è un passo nella direzione giusta. Questo fa ben sperare anche in
vista dell'appuntamento di fine anno a Copenhagen dove è in gioco
il futuro del Protocollo di Kyoto. Speriamo che il nostro governo
se ne accorga e si metta nella direzione giusta".