Comunicato stampa - 8 marzo, 2006
Il primo rapporto mondiale su ogm e contaminazione genetica viene presentato oggi da Greenpeace e rivela contaminazioni, semine illegali ed effetti collaterali negativi in campo agricolo. Il rapporto, disponibile on line, mostra 113 casi verificatesi in 39 Paesi del mondo, il doppio dei Paesi nei quali la coltivazione di piante Ogm è consentita. In Italia, ad esempio, nel 2003 sono stati distrutti quasi 400 ettari di campi di mais contaminato in Piemonte.
Basta con la favola della coesistenza tra agricoltura convenzionale e OGM.
La frequenza degli "incidenti" è purtroppo in aumento, con 11
nuovi casi che si sono aggiunti alla lista nera nel solo 2005. Il
rapporto è un resoconto degli incidenti esposti sul "Registro
on-line delle Contaminazioni" curato da Greenpeace e GeneWatch
UK.
Tra i casi da segnalare:
- carne di maiali geneticamente modificati venduta erroneamente
ad ignari consumatori
- coltivazioni contaminate da Ogm farmaceutici
- coltivazione e distribuzione di mais non autorizzato resistente
agli antibiotici
- presenza di Ogm non autorizzati negli alimenti, anche negli
invii di aiuti alimentari
- inavvertito utilizzo di diverse varietà di Ogm perfino in campi
sperimentali di standard elevati
"Non esiste un registro ufficiale a livello nazionale o
internazionale di casi di contaminazione genetica" segnala Federica
Ferrario, responsabile Ogm di Greenpeace "Chiediamo che venga reso
obbligatorio un registro a livello internazionale di questo tipo e
che vengano concordati standard minimi per l'identificazione e
l'etichettatura di tutti i trasporti di colture Ogm. Altrimenti,
senza questi standard di biosicurezza, la tracciabilità diventa
impossibile, e di conseguenza impossibile rintracciare e ritirare
eventuali Ogm pericolosi".
La maggior parte degli incidenti vengono attualmente tenuti
segreti dalle aziende e dalle autorità pubbliche.
Il rapporto viene pubblicato a due giorni dall'avvio
dell'incontro dei 132 Paesi firmatari del Protocollo di Cartagena
sulla Biosicurezza. Nella scorsa riunione, un accordo rigoroso
sulla biosicurezza e la tracciabilità, era stato bloccato da
Brasile e Nuova Zelanda, sostenuti dai maggiori esportatori di Ogm,
Usa, Argentina e Canada, che non hanno aderito al Protocollo, e
cercano di ostacolarlo in ogni modo, riducendo le informazioni sui
trasporti internazionali ad un banale quanto inutile "potrebbe
contenere Ogm". "Ci auguriamo che il Brasile, che ospita la
conferenza a Curitiba, non tradisca i Paesi in via di sviluppo,
piegandosi agli interessi delle multinazionali biotech, e a spese
dell'ambiente".
Il sito del registro dei casi di contaminazione da Ogm, creato
da Greenpeace: www.gmcontaminationregister.org
Il sito del Protocollo di Biosicurezza: www.biodiv.org/biosafety