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OGM, silenzi e false informazioni. Europei senza tutela

Comunicato stampa - 23 maggio, 2005
"La Commissione europea e l'Agenzia europea per la sicurezza alimentare (EFSA), che approvano a occhi chiusi gli OGM, hanno molto di cui rendere conto". È quanto denuncia Greenpeace a proposito del parere positivo rilasciato dall'EFSA sul mais MON863 (oggetto del rapporto riservato della Monsanto, la cui divulgazione Greenpeace chiedeva da mesi e riportato ieri da Indipendent).

OGM, silenzi e false informazioni. Europei senza tutela.

Quanto l'EFSA abbia trascurato e sottovalutato le preoccupazioni di carattere scientifico relative a questo OGM è ben evidente nelle sue valutazioni pubblicate in ottobre 2004. Fra l'altro vi si legge, in conclusione, che il prodotto della Monsanto è sicuro per l'importazione in Europa: evidentemente, senza tenere nella dovuta considerazione le controverse scoperte degli studi sull'alimentazione dei ratti.

I dati scientifici su questo OGM sono stati fonte di discussione tra esperti indipendenti e governi nazionali: nel corso degli studi è stato infatti rilevato che questo mais transgenico ha causato effetti di rilievo sull'alimentazione dei ratti. Esperti nazionali e indipendenti hanno evidenziato preoccupazioni riguardo alla sicurezza e criticato fondamentali mancanze nel modo in cui i test sono stati condotti. Nonostante ciò, l'EFSA ha liquidato questi risultati come "non di rilevanza biologica" o "scoperte accidentali". Alla luce dei dati pubblicati e del controverso dibattito, un requisito minimo avrebbe dovuto essere quello di optare per ulteriori test e ricerche, cosa che invece non è accaduta.

Greenpeace ha inoltre di recente denunciato che la Commissione europea ha fornito false informazioni agli Stati membri, sostenendo che la Monsanto si è conformata alle condizioni necessarie per consentire la coltivazione di un altro mais geneticamente modificato, il MON810; in realtà, le informazioni fornite dalla compagnia non rispettano le attuali norme di legge. Proprio a causa della mancanza di adeguate valutazioni di rischio ambientale, l'Ungheria ha già bandito la coltivazione del mais MON810 sul proprio territorio. E la storia si ripete. Recenti studi scientifici hanno rivelato che il mais MON810 può avere impatti negativi sull'ambiente. Ma neppure questi sono stati presi in considerazione dalle autorità europee né esiste un piano per monitorare i rischi evidenziati.

"Introdurre la coltivazione di OGM in ambiente vuol dire imboccare una strada senza ritorno. Non lo dicono gli oscurantisti, ma i rapporti scientifici sul mais Mon863 della Monsanto, che parlano di topi con anomalie ai reni e al sangue se nutriti con questo mais, o sul mais Nk603 dove frammenti di Dna non intenzionalmente inseriti risultano funzionali e dove differenze significative sono state riscontrate tra questo e la varietà convenzionale. Ma queste differenze non sono state studiate. E' questa la sicurezza degli Ogm di cui si parla?", afferma Federica Ferrario, responsabile campagna Ogm di Greenpeace. "La coltivazione di piante OGM deve essere interrotta in quanto gli OGM rappresentano una minaccia per l'ambiente. L'Europa non sta adottando misure adeguate né per proteggere l'agricoltura OGM-free, né per assicurare la purezza delle sementi convenzionali e biologiche, mentre aziende come la Monsanto stanno avendo "carta bianca" per portare avanti i loro interessi sprezzanti delle regole basilari", denuncia Ferrario. "Gli OGM sono basati su una tecnologia rozza che equivale semplicemente a sparare geni a casaccio negli organismi. L'Ue non dovrebbe consentire che questi prodotti così scarsamente elaborati invadano l'Europa e minaccino la nostra agricoltura e la nostra alimentazione".

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