Comunicato stampa - 1 dicembre, 2008
All’apertura della Conferenza delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici, Greenpeace chiede che i governi riuniti a Poznan prendano misure urgenti e concrete per evitare cambiamenti climatici catastrofici.
Attivisti dell’organizzazione hanno segnato l’apertura dei lavori presentando una scultura, di legno e carbone, alta tre metri raffigurante il nostro fragile Pianeta spazzato via da un’ondata di anidride carbonica. Il legno simboleggia la distruzione delle foreste tropicali, responsabile di circa un quinto delle emissioni globali di CO2. Il carbone è la prima singola causa del riscaldamento globale, con oltre un terzo delle emissioni provenienti dalla sua combustione. La scultura ‘Planet Earth: Tipping Point’ dell’artista Ruut Evers rimarrà esposta fino al termine delle negoziazioni per ricordare ai delegati che siamo prossimi a un punto di non-ritorno.
All'apertura dei lavori della Conferenza ONU sul clima a Poznan, gli attivisti di Greenpeace hanno presentato una scultura, di legno e carbone, alta tre metri.
"Gli impatti dei cambiamenti climatici stanno precorrendo i
tempi indicati dalle previsioni scientifiche ma alcuni Paesi, tra
cui l'Italia, mostrano di non voler affrontare questi negoziati con
la determinazione necessaria a fronteggiare la drammaticità della
crisi" spiega Francesco Tedesco, responsabile della Campagna
Energia e Clima di Greenpeace, che in questo momento si trova a
Konin (150 km da Poznan), nella 'Stazione di salvataggio del clima'
allestita da Greenpeace accanto alla principale centrale a carbone
polacca .
L'anno scorso, dopo che gli esperti hanno presentato l'ultimo
rapporto shock sul clima ('Fourth Assessment Report' dell'IPCC), i
governi riuniti alla Conferenza delle Nazioni Unite di Bali si sono
impegnati a raggiungere un accordo per salvare il clima entro
Dicembre 2009. Oggi, a un anno di distanza, le emissioni mondiali
di gas serra continuano ad aumentare, e la perdita di ghiacci
nell'Artico ha superato le peggiori previsioni scientifiche. La
sopravvivenza di milioni di persone è a rischio, e il trenta per
cento delle specie viventi oggi conosciute corre seri pericoli di
estinzione.
Secondo Greenpeace l'attuale crisi finanziaria non deve essere
una scusa per non agire: l'impatto per l'economia mondiale di oggi
è nulla in confronto ai costi che il sistema economico dovrà
sostenere per far fronte agli impatti dei cambiamenti climatici. Le
stime attuali parlano di cifre prossime al 20% del PIL mondiale. Le
emissioni globali di gas serra devono essere stabilizzate al 2015 e
dimezzate al 2050 per poi ridursi ulteriormente.
A Poznan occorre che tutti i governi raggiungano un accordo
sulla stabilizzazione delle emissioni al 2015. I Paesi
industrializzati devono trovare un accordo per la riduzione delle
emissioni del 25-40%, come richiesto dalle attuali conoscenze
scientifiche.