Comunicato stampa - 17 febbraio, 2005
La notizia che al sistema di contabilità dell'impianto di riprocessamento di combustibile nucleare di Sellafield, Inghilterra, risultano mancare 30 kg di Plutonio conferma le nostre inquietudini. Non si sa ancora se la sparizione sia reale o "amministrativa": "The Times" ricorda che 19 kg erano spariti nel 2003, complessivamente 50 kg negli ultimi dieci anni.
A Sellafield c'è uno tra i più importanti impianti per il riprocessamento del combustibile nucleare in Europa.
In ogni caso, questo ultimo episodio dimostra che il sistema dei
controlli negli impianti di ritrattamento del combustibile nucleare
non esclude affatto la possibilità che possano essere sottratti
quantitativi significativi di Plutonio, sufficienti per la
costruzione di diversi ordigni atomici. In questo caso, il
quantitativo "mancante" potrebbe servire alla costruzione di almeno
7 bombe atomiche.
L'unico vero scopo del riprocessamento del combustibile
irraggiato - per il quale potrebbero ripartire 70-80 treni i treni
dall'Italia verso Sellafield - è proprio l'estrazione del Plutonio,
che non esiste in natura e si forma solo nei reattori nucleari.
L'uso "civile" del Plutonio è sostanzialmente nullo dopo
l'abbandono dei reattori veloci: il Superphénix, reattore
superveloce francese pagato al 33% dai contribuenti italiani, è
stato uno dei più clamorosi fallimenti industriali della storia ed
è costato circa 18.000 miliardi di vecchie lire. Non resta dunque
che l'utilizzo militare! Per fare in modo che il Plutonio contenuto
nelle barre sia inservibile, per evitare l'emissione in acqua e in
aria di elementi radioattivi provenienti dal processo industriale
di ritrattamento nonché il trasporto su lunga percorrenza di
materiale pericolosamente radioattivo, l'alternativa da seguire è
lo stoccaggio a secco del combustibile esausto.