Comunicato stampa - 26 gennaio, 2007
No al rigassificatore al largo della costa di Pisa e Livorno. Lo afferma Greenpeace in un rapporto presentato oggi a Pisa contro il progetto già autorizzato dal Ministero per le Attività Produttive. Greenpeace non si oppone alla costruzione di rigassificatori in quanto tali, ma questo progetto è pericoloso sotto numerosi aspetti: si tratterebbe della prima "area marina industriale" d’Italia, in pieno Santuario dei Cetacei.
Il rigassificatore OLT dovrebbe sorgere nell’area tutelata dall’Accordo sul Santuario dei Cetacei, con conseguenze dannose per l'ecosistema marino.
Greenpeace rileva nel progetto numerose violazioni del diritto
internazionale, dalla Convenzione di Barcellona all'accordo tra
Francia, Italia e Monaco che istituisce il Santuario dei Cetacei.
Inoltre esistono evidenti lacune nella normativa italiana: "Il
rigassificatore non doveva e non poteva essere autorizzato, poiché
non ci sono norme che regolano un impianto con queste
caratteristiche", spiega Alessandro Giannì, responsabile Campagna
Mare di Greenpeace. "Oppure, si intende approfittare di queste
lacune per permettere scarichi indiscriminati nel Santuario".
L'analisi della Valutazione d'impatto ambientale mette in luce
molti aspetti problematici, come la scarsa considerazione degli
effetti della risospensione dei sedimenti, a causa della
costruzione di una condotta per il gas proprio dove in passato sono
stati gettati i fanghi contaminati del porto di Livorno. Per
scavare questa condotta, poi, si prevede di "trapiantare" una
prateria di posidonia, senza alcuna garanzia di successo. La
valutazione, inoltre, ignora completamente il fatto che l'impianto
dovrà utilizzare cloro, il cui sversamento in mare è vietato dalla
Convenzione di Barcellona. Infine, non è stata effettuata alcuna
valutazione delle emissioni sonore dell'impianto, e del loro
impatto sui cetacei, di cui nulla si sa visto che non esiste alcuna
struttura del genere al mondo.
"Il Santuario dei Cetacei deve servire per sperimentare nuove
tecnologie sostenibili, creando occupazione e sviluppo", commenta
Giannì. "Al momento, invece non è altro che un "parco di carta" per
attirare i turisti. Non esiste nessuna norma specifica a sua
tutela, se non un generico divieto per le gare motonautiche, solo
nel versante italiano, ottenuto a seguito di proteste di Greenpeace
nel 1999. E' ora che si inizi a proteggere questo mare. Non servono
le aree marine industriali: il Santuario deve essere parte della
rete di riserve marine per salvare il Mediterraneo, proposta da
Greenpeace nel maggio 2006. Infatti, chiediamo alle Autorità
competenti, in primo luogo al Ministro dell'Ambiente, di revocare
l'autorizzazione per la costruzione di questo impianto. La zona in
cui si vorrebbe ancorare il rigassificatore, dev'essere inclusa
come zona contigua nella costituenda Area marina protetta delle
Secche della Meloria".