Comunicato stampa - 19 gennaio, 2007
Se il settore della pesca fosse liberalizzato gli stock ittici sarebbero in grave pericolo. Lo afferma il nuovo rapporto di Greenpeace, "Trading Away Our Oceans", presentato oggi al Forum Sociale Mondiale di Nairobi, alcuni giorni prima del Forum Economico Mondiale di Davos (Svizzera) tra i ministri del commercio.
La liberalizzazione nel settore della pesca sarebbe un disastro tanto per l’ambiente marino quanto per la sicurezza alimentare, specie per i paesi in via di sviluppo.
"Trading Away Our Oceans" si basa su dati ufficiali forniti da
fonti governative e mostra che ulteriori liberalizzazioni
commerciali nel settore della pesca non portano i benefici
affermati dai governi. Come mostrano gli esempi di Mauritania,
Senegal e Argentina, la liberalizzazione del commercio nella pesca
è un disastro tanto per l'ambiente marino quanto per la sicurezza
alimentare, specie per i paesi in via di sviluppo. Non convince
nemmeno la validità economica della liberalizzazione: si stima, per
esempio, che dopo queste misure l'Argentina abbia perso almeno 3,5
milioni di dollari di possibili guadagni sfruttando in maniera
eccessiva le proprie risorse ittiche.
"Il messaggio da Nairobi a Davos è cristallino: piani per la
liberalizzazione senza freni del commercio mondiale del pesce
devono essere abbandonati subito alla luce del forte impatto
negativo, sociale e ambientale, del sovrasfruttamento" afferma
Daniel Mittler di Greenpeace International.
Greenpeace chiede ai governi di rispettare le norme già
esistenti, a iniziare da quelle stabilite dalle Nazioni Unite
(UNCLOS), e di promuovere nuove regole che garantiscano una
gestione sostenibile degli oceani, fornendo al tempo stesso ai
paesi in via di sviluppo la capacità di regolamentare la propria
attività di pesca.
Notes: Rapporto "Trading Away Our Oceans":
http://oceans.greenpeace.org/tradingaway