Comunicato stampa - 7 giugno, 2005
A ridosso della Giornata Mondiale degli Oceani. Greenpeace è entrata in azione contro un peschereccio che utilizza uno dei metodi più distruttivi al mondo, la pesca a strascico. La Rainbow Warrior ed alcuni gommoni hanno ostacolato la "Ocean Reward" nelle acque internazionali del mar di Tasmania.
La Rainbow Warrior e alcuni gommoni di Greenpeace in azione contro la pesca a strascico in Tasmania.
Domani è la Giornata Mondiale degli Oceani. Mentre le Nazioni
Unite iniziano a discutere su come proteggere gli Oceani del
Pianeta, Greenpeace è entrata in azione contro un peschereccio che
utilizza uno dei metodi più distruttivi al mondo, la pesca a
strascico. La Rainbow Warrior ed alcuni gommoni hanno ostacolato la
"Ocean Reward" nelle acque internazionali del mar di Tasmania:
attivisti di Greenpeace hanno ritardato le operazioni di pesca e
sono stati attaccati con pistole ad aria compressa ed idranti.
I pescherecci usano reti sottomarine lunghe anche 40 chilometri
che vengono trascinate sul fondale attraverso pesanti catene che
distruggono tutto quello che incontrano, dalla barriera corallina
alle spugne, fino ad ogni forma vivente incontrata. Un elevato
numero di pesci che non hanno valore commerciale vengono poi
pescati e rigettati in mare morti. "La pesca a strascico è
considerata dagli scienziati la maggiore minaccia alla biodiversità
marina. Urge una moratoria globale a questo tipo di pesca nelle
acque internazionali" ha detto Carmen Gravatt, di Greenpeace, a
bordo della Rainbow Warrior. Sempre più Paesi (Germania, Belgio,
Svezia, Cile e Costa Rica) sostengono la moratoria proposta da
Greenpeace e se ne discuterà questa settimana a New York al sesto
incontro delle Consultazioni informali delle Nazioni Unite su
Oceani e Legge del Mare.