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Subito una moratoria ONU sulla pesca negli abissi

Comunicato stampa - 20 novembre, 2006
Una moratoria mondiale sulla pesca a strascico sui fondali abissali per gli effetti disastrosi che produce. E' la richiesta che rinnova oggi Greenpeace a New York, mentre i governi sono arrivati alle fasi finali del negoziato.

I fondali marini sono ecosistemi ricchissimi di biodiversità. Molte delle specie che abitano i fondali oceanici non sono ancora state scoperte dall'uomo, ma già rischiano l'estinzione a causa della pesca a strascico, una tecnica di pesca particolarmente distruttiva e capace di spazzare via in breve tempo interi habitat marini.

Gli abissi oceanici ospitano probabilmente il più ampio numero di specie marine ancora sconosciute eppure le reti della pesca a strascico non solo catturano tutto il pesce che incontrano sul proprio percorso ma strappano via coralli e spugne, annientando fragili specie marine che potrebbero rivelarsi preziose per la scienza e la medicina.

Attivisti di Greenpeace, vestiti da creature dei fondali, si sono presentati oggi con la richiesta di moratoria alle Nazioni Unite ma anche agli Ambasciatori della Spagna in diverse capitali del mondo. La Spagna possiede, infatti, con 55 navi, la maggiore flotta al mondo per la pesca a strascico in profondità.

"E' ora che la Spagna lasci da parte i suoi miopi interessi commerciali. I governi di tutto il mondo possono prendere una decisione storica che riguarda le acque internazionali che coprono il 64 per cento del pianeta" afferma Alessandro Giannì, responsabile mare di Greenpeace. "Grazie alla moratoria si potrà studiare questo patrimonio di biodiversità prima che sia troppo tardi. Gli scienziati stimano che negli abissi vivano da cinquecentomila a cento milioni di specie di creature marine".

Le attività di pesca sono quelle con il maggior impatto sugli ecosistemi marini incluse le popolazioni ittiche: secondo "Science" gli oceani potrebbero perdere gli stock ittici di valore commerciale entro il 2048 se continuasse l'attuale sfruttamento".

Greenpeace intanto prosegue la sua missione per difendere gli oceani di tutto il mondo: la nave "Esperanza" è al largo delle coste del Messico, dove si trova una catena montuosa sottomarina minacciata dalla pesca a strascico di profondità.

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