Questo sito utilizza cookie tecnici propri per migliorare la tua navigazione e cookie di terze parti per analisi statistiche e condivisione dei contenuti. Procedendo con la navigazione acconsenti all'uso di tutti i cookie. Per saperne di più clicca qui.

Pescherecci italiani violano piano di recupero del tonno

Comunicato stampa - 15 giugno, 2007
La nave ammiraglia di Greenpeace, Rainbow Warrior, ha intercettato a sud di Malta tre pescherecci italiani mentre pescavano con l’aiuto di aerei da ricognizione. Da pochi giorni in vigore le nuove regole per la pesca della Commissione Internazionale per la Conservazione del Tonno (Iccat) che bollano questa pratica come illegale.

Greenpeace propone l'istituzione di un network internazionale di riserve marine, per tutelare la biodiversità degli ecosistemi del mare e mitigare gli impatti del cambiamento climatico.

Uno dei pescherecci, "Maria Antonietta", in base al Registro Iccat, sarebbe di proprietà della DemoPesca, il gruppo che intende realizzare il contestato impianto di ingrasso del tonno a Cetara, nella costiera amalfitana. Il secondo peschereccio, "Ligny Primo", apparterebbe invece a un gruppo di Trapani, mentre il terzo, Luca Maria, non figura neanche nel database Iccat. Durante  l'intera operazione di pesca, la flottiglia italiana è stata sempre circondata da aerei da ricognizione. Intorno alle ore 12.30, le tre imbarcazioni hanno tirato su le loro reti, procedendo alla cattura del pesce. Gli aerei hanno continuato a circondare le reti fino a quando l'operazione di pesca non si è conclusa. Greenpeace ha identificato 4 aerei da ricognizione, tre americani e uno italiano. Secondo fonti informali, una flotta compresa tra i dieci e i quindici aerei opera a partire dall'isola di Lampedusa.

"Da quando, un mese fa, è cominciato il nostro tour nella zona, abbiamo osservato regolarmente aerei da ricognizione. Ma oggi li abbiamo chiaramente identificati insieme ai pescherecci per cui lavorano" - dichiara Alessandro Giannì, responsabile campagna Mare di Greenpeace - "Le imbarcazioni europee sono tra le principali responsabili della pesca illegale del tonno rosso nel Mediterraneo. Se i paesi europei non sono capaci di controllare i loro pescherecci, questi dovrebbero essere richiamati immediatamente nei porti."

L'industria del tonno rosso registra uno dei più alti tassi di pesca illegale al mondo. Negli ultimi tempi, oltre 50,000 tonnellate di tonno rosso sono state catturate ogni anno, nonostante la quota annuale fosse di 32,000 fino allo scorso anno. Attività illegali, come l'uso di aerei da ricognizione e l'utilizzo di cargo frigoriferi in cui vengono trasferiti i tonni catturati, sono molto diffuse nel Mediterraneo. Il nuovo piano di recupero del tonno rosso dell'Iccat, entrato in vigore mercoledì scorso, prevede una cattura di quasi 30,000 tonnellate, nonostante il fatto che il Comitato Scientifico dell'Iccat abbia raccomandato una quota massima di 15,000 tonnellate per recuperare lo stock.

"Il piano acconsentito dai paesi dell'Iccat assegna una quota che è il doppio del livello raccomandato dai propri scienziati: decisamente non è un "piano di recupero" - aggiunge Giannì - "Probabilmente la quota di 15,000 tonnellate è stata già raggiunta, quindi l'attività della pesca dovrebbe essere immediatamente chiusa."

Greenpeace si batte per la creazione di una rete globale di riserve marine completamente protette che coprano il 40 per cento dei nostri oceani per proteggere la vita marina e permettere agli stock di pesce di riprodursi. Come parte di questa campagna, la Rainbow Warrior naviga attualmente nel Mar Mediterraneo, impegnata a documentare le insidie che minacciano il mare e ad affrontare i pescherecci di tonno che stanno eliminando l'ultimo dei grandi pesci della zona.

Categorie