Comunicato stampa - 27 febbraio, 2006
Dopo aver passato più di due mesi nel mar Antartico per contrastare le baleniere giapponesi, riuscendo a ridurne le catture della metà, la nave di Greenpeace, Esperanza, si prepara a salpare di nuovo. L'obiettivo è contrastare la pesca pirata, che rappresenta circa il 20% della pesca globale, con un fatturato tra i 4 e i 9 miliardi di dollari, ma si lascia dietro una scia di distruzione ambientale e sociale.
L'Esperanza salpa in direzione dell'Atlantico, dove i "pirati"
fanno man bassa di miglia di tonnellate di tonno rosso, un mercato
altamente lucrativo. La pesca pirata del tonno Atlantico è solo un
esempio di un problema che è globale e riguarda tutti i mari del
mondo e praticamente ogni tipo di pesce. L'impatto di questa pesca
pirata sulle popolazioni ittiche è aggravato dalla distruzione
dell'ambiente e della biodiversità marina. Con palamiti lunghi
anche 100 chilometri, cavi di nylon da cui pendono migliaia di ami,
i pirati catturano tartarughe marine, squali ed uccelli marini,
rigettati morti in mare a milioni ogni anno.
"Vogliamo denunciare l'attività delle flotte che operano
impunite in ogni parte del mondo, dall'Oceano Antartico al Pacifico
e all'Atlantico, comprese le spadare italiane nel Mediterraneo"
dichiara Alessandro Giannì, responsabile campagna Mare di
Greenpeace. "Bisogna chiudere i porti ai pescherecci pirata, negare
loro l'accesso ai mercati e intraprendere azioni legali nei
confronti di quelle aziende che ne sostengono le attività,
commercializzando i prodotti di questo furto in grande scala"
A Parigi il 2 e 3 marzo si terrà la riunione della task force
ministeriale Ocse sulla pesca d'altura, che dovrà decidere anche le
iniziative da adottare contro la pesca pirata. "Sotto l'egida della
Fao, cinque anni fa, i governi hanno già concordato un piano
d'azione internazionale contro la pesca pirata (detta IUU ovvero
Illegal, Unregulated and Unreported)" commenta Giannì " I governi
devono smettere di chiacchierare e cominciare ad agire sul serio
chiudendo porti e mercati e perseguendo chi sostiene i pirati".
L'azione di Greenpeace contro la pesca pirata è la seconda parte
della spedizione "Difendiamo i nostri mari", la più ambiziosa
spedizione navale mai organizzata da Greenpeace che, in 14 mesi di
navigazione, ha l'obiettivo di denunciare le minacce ai mari del
pianeta e ottenere una rete di riserve marine che coprano il 40%
dei mari della Terra. Già 45.000 persone sono diventati "Ocean
defenders" per sostenere questa richiesta: l'obiettivo di
Greenpeace è di reclutarne un milione entro la fine della
spedizione, nel febbraio 2007.
Non tutti possono partecipare alle azioni di Greenpeace, ma
tutti possono diventare "Ocean defenders": www.oceans.greenpeace.org/it