Comunicato stampa - 11 giugno, 2007
Greenpeace critica le decisioni odierne del Consiglio Europeo della Pesca sui piani di gestione e "recupero" di alcune popolazioni ittiche, tra cui il tonno rosso del Mediterraneo. Il Consiglio, infatti, ha disatteso i pareri degli scienziati che sono estremamente preoccupati del degrado degli stock: l'80 per cento del tonno rosso è andato già perso.
Greenpeace propone l'istituzione di un network internazionale di riserve marine, per tutelare la biodiversità degli ecosistemi del mare e mitigare gli impatti del cambiamento climatico.
"E' grave che l'Italia abbia lottato, con la Francia, per poter
pescare impunemente tonni di 10 chilogrammi: un infanticidio per
una specie che può superare i 500 chilogrammi di peso" dichiara
Alessandro Giannì, responsabile Campagna Mare di Greenpeace Italia.
"Il modo corretto per rispondere all'ignobile deroga concessa ad
alcuni Paesi per pescare tonni al di sotto dei 30 chilogrammi era
quello di forzare questi Paesi a rinunciare a tale deroga, non di
allinearsi a una soluzione che mette a rischio il futuro della
pesca".
Il piano di "recupero" del tonno è una presa in giro che di
fatto quasi raddoppia per l'Ue (da 9.400 a oltre 16.000 tonnellate)
le quote già stabilite dal regolamento 41/2006 dello scorso
dicembre. Quelle quote erano in linea con l'opinione del Comitato
Tecnico Scientifico dell'Iccat (Commissione Internazionale per la
Conservazione del Tonno Atlantico). Secondo il parere dell'Iccat,
infatti, un prelievo oltre le 15.000 tonnellate annue sullo stock
mediterraneo è pericoloso e, continuando a pescare a questi ritmi,
si rischia il collasso della pesca entro 3-5 anni.
"La cosa drammatica è che la distruzione del tonno rosso avviene
anche grazie ai contributi pubblici, inclusi circa 40 milioni di
euro erogati dall'Ue, che hanno prodotto una flotta
sovradimensionata rispetto alle risorse presenti" continua
Giannì. "E quando lo stock collasserà, i pescatori chiederanno
altri soldi per passare ad altri sistemi di pesca. Non è possibile
che i contribuenti continuino a finanziare la sistematica
distruzione delle risorse del mare."
Con la decisione dell'Ue, in pratica la quota complessiva legale
di pesca del tonno sale a oltre 32.000 tonnellate, considerando le
quote che Turchia e Libia si sono assegnate in modo unilaterale. A
queste si aggiunge la pesca illegale che l'anno scorso ha portato
a un totale di quasi 55.000 tonnellate, cioè quasi il triplo della
soglia di rischio segnalata dalla ricerca scientifica. E' singolare
che l'Italia si sia battuta per dilazionare interventi che tra
l'altro mirano ad arginare questa pesca pirata.
Greenpeace sta conducendo una campagna per la creazione di una
rete di riserve marine nei mari europei, anche allo scopo di
proteggere le aree di riproduzione delle specie ittiche
d'importanza commerciale. La maggiore area di riproduzione del
tonno rosso nel Mediterraneo è nel Tirreno meridionale, tra la
Sicilia, la Sardegna e la costa calabrese e campana.