Comunicato stampa - 18 settembre, 2008
Rigettando la decisione del TAR della Toscana che sospendeva l’autorizzazione concessa al rigassificatore offshore di Livorno, il
Consiglio di Stato ha confermato l’incultura giuridica dell’Italia che continua a porre l’interesse privato di chi inquina e distrugge il mare e l’ambiente
davanti all’interesse generale dei cittadini che hanno diritto a una migliore qualità della vita.
Scandalo burocratico sul rigassificatore OLT di Livorno. La VIA che autorizza il progetto parla di un parere positivo del Comitato di Pilotaggio del Santuario dei Cetacei. Ma il Comitato - che dovrebbe tutelare il Santuario - non si è mai espresso in merito. L'unico parere agli atti è stato commissionato dalla OLT a uno dei membri del Comitato.
Greenpeace continua a sostenere che il rigassificatore offshore
di Livorno è un progetto illegale e un pericoloso precedente per
l'industrializzazione del
nostro mare. La sentenza del TAR, pur non accogliendo alcuni
degli aspetti sostanziali promossi da Greenpeace, riconosceva che
la procedura utilizzata per
creare questa zona industriale in mare è stata illegale, sotto
vari punti di vista. Adesso, il Consiglio di Stato ci dice che per
l'interesse di pochi sarà
possibile piazzare aree industriali ovunque.
"Adesso è chiaro che per le Istituzioni di questo Paese
l'interesse di pochi è 'preminente' rispetto al diritto di tutti di
avere un mare e un ambiente
pulito" dichiara Alessandro Giannì, responsabile della campagna
Mare di Greenpeace. "Greenpeace non si oppone alla tecnologia della
rigassificazione, ma resta contraria alla realizzazione di aree
industriali in mare e continuerà a combattere contro questo
progetto."
La realizzazione di un'area industriale in mezzo al mare è la
degna conclusione di un processo che ha lasciato al completo
abbandono il Santuario dei Cetacei e che sta per condurre, dopo una
gestione non sempre brillante e tagli di fondi alla cieca, a un
sempre più probabile smantellamento del sistema nazionale delle
Aree Marine Protette.