Comunicato stampa - 6 luglio, 2009
Avvistati stamane numerosi orsi polari senza-tetto, che si aggiravano per Roma, alla ricerca di cibo e riparo. Sono stati segnalati in particolare a Circo Massimo, via della Conciliazione, Castel Sant’Angelo e davanti al Colosseo. Alcuni disorientati in mezzo al traffico, altri sfiniti a terra mostravano un cartello con scritto "Vittima del riscaldamento globale".
È la provocazione di Greenpeace alla vigilia del G8, perché i
leader non sottovalutino l'urgenza di prendere provvedimenti utili
a frenare il cambiamento climatico in atto. In estate i ghiacci
della calotta polare vanno rapidamente riducendosi e gli orsi
stanno letteralmente perdendo la loro casa. La perdita totale della
calotta polare potrebbe avvenire già dalle estati del 2030; i
ghiacciai alpini scompariranno verso il 2050-2070. A quel punto
anche le vittime umane del clima saranno milioni.
"La riduzione dei ghiacci artici è la principale causa di
perdita dell'habitat naturale dell'orso polare, ora a rischio
estinzione per effetto del riscaldamento globale", spiega Francesco
Tedesco, responsabile campagna Energia e Clima di Greenpeace: "È
quello che potrebbe accadere al 20-30 per cento delle specie
viventi il cui rischio di estinzione aumenterà se la temperatura
media terrestre dovesse crescere oltre i due gradi centigradi. E
oggi la scienza ci avverte che il Pianeta sta correndo verso un
aumento di sei gradi al 2100".
L'estinzione di massa delle specie viventi è solo uno degli
effetti drammatici dei cambiamenti climatici segnalati dalla
comunità scientifica internazionale. "Continuando così, in futuro
non saremo invasi da finti orsi polari senzatetto, ma da milioni di
profughi ambientali", aggiunge Tedesco: "Il governo italiano sta
dimostrando di non aver affatto compreso la drammaticità della
crisi climatica in corso, che metterà a rischio il futuro di
milioni di persone: già oggi le morti nel mondo a causa dei
cambiamenti climatici sono circa 300 mila all'anno, e i profughi
ambientali potranno salire fino a 700 milioni al 2050".
A soli cinque mesi dalla conferenza di Copenhagen, dove
bisognerà trovare un accordo "salva-clima" per la riduzione delle
emissioni di gas serra al 2020, Greenpeace è preoccupata che al G8
- tappa fondamentale dei negoziati - l'Italia possa giocare al
ribasso. Greenpeace rileva che manca ancora una forte leadership
politica per affrontare la più grave crisi ambientale della storia.
Per salvare il pianeta da effetti climatici catastrofici occorre
che la crescita delle emissioni globali di gas serra sia fermata
entro il 2015, e che le emissioni siano portate il più vicino
possibile allo ZERO entro il 2050.
A Copenaghen occorre che tutti i Paesi industrializzati,
insieme, si impegnino a ridurre le proprie emissioni di gas serra
di almeno il 40 per cento entro il 2020 (rispetto ai livelli del
1990), e investano verso i Paesi in Via di Sviluppo almeno 110
miliardi di euro all'anno (fino al 2020) per andare verso un
sistema energetico pulito basato su fonti rinnovabili, fermare la
distruzione delle foreste tropicali e tamponare gli inevitabili
impatti del cambiamento climatico.