Comunicato stampa - 26 febbraio, 2009
Dove sono finite le balene e i delfini del Santuario dei Cetacei del Mar Ligure? Greenpeace lancia oggi i dati scandalo sul Santuario che indicano una netta diminuzione delle stenelle e delle balenottere che in dieci anni potrebbero essere diminuite del 50 e del 75 per cento, rispettivamente. Nessuno ha fatto niente per difendere i cetacei del Santuario e oltre alle minacce già note (inquinamento, traffico veloce, pesca illegale), Greenpeace ha scoperto una grave contaminazione da batteri fecali in alto mare. Il Santuario è oggi ridotto a una fogna a cielo aperto senza regole né controlli.
Balenottera nel Santuario dei cetacei del Mar Ligure
Il Santuario dei Cetacei nasce con un Accordo tra Italia,
Francia e Monaco che, in vigore dal 2002, protegge c.a. 87.000 kmq
del Mar Ligure. Avrebbe dovuto tutelare l'ecosistema del Mar Ligure
e le popolazioni di cetacei che lo abitano, tra le più ricche del
Mediterraneo. E' la principale area di alimentazione estiva della
popolazione mediterranea della balenottera comune: una popolazione
che si avvia a diventare una specie separata da quella
atlantica.
I dati della "Operazione Cetacei", pubblicati nel 1992,
indicavano la presenza di circa 900 balenottere comuni e tra 15 e
42.000 stenelle. Dai dati raccolti lo scorso agosto dall'Arctic
Sunrise, sembra che ci sia una riduzione di circa il 50 per cento
delle stenelle (5-21.000 esemplari), mentre sono state avvistate
solo un quarto delle balenottere "attese", troppo poco per poter
stimare la popolazione.
Grazie a un tour della sua nave, Arctic Sunrise, Greenpeace ha
potuto documentare alcune delle cause di questo crollo verticale
dei cetacei nel Santuario: traffico incontrollato (con traghetti
che corrono a 70 km/h), inquinamento da batteri fecali in altura in
due stazioni delle undici analizzate e attività di whale watching
svolte in modo pericoloso, con aerei e motoscafi.
La diminuzione dei cetacei nel Santuario non ci sorprende. Il
Santuario è una scatola vuota senza regole e controlli. Eppure, si
tratta di un precedente importante per la protezione del Mare,
anche in acque internazionali, riconosciuto da tutti i Paesi del
Mediterraneo riuniti nella Convenzione di Barcellona. Ma è un
pessimo precedente.
Nel Santuario non è stato fatto assolutamente nulla di specifico
per prevenire ed eliminare progressivamente l'inquinamento (anzi,
vi si vuole insediare la prima industria offshore: il
rigassificatore di Livorno-Pisa), per limitare i rischi di
collisione delle imbarcazioni con i cetacei e prevenire gli impatti
dei rumori, per mettere un freno alla pesca illegale o per
proteggere la fascia costiera. Italia, Francia e Monaco non sono
quindi molto meglio del Giappone che uccide balene per "scopi
scientifici". Secondo Greenpeace il Santuario è solo fumo negli
occhi, che nasconde il calo progressivo dei cetacei nel Mar Ligure
causato da vecchie e nuove minacce.
Greenpeace chiede che il Santuario venga immediatamente
sottoposto ad un regime di reale tutela e gestione e che in esso si
crei una grande Riserva Marina d'altura, con divieto di pesca e
immissione di sostanze tossiche o pericolose, per proteggere un
ecosistema unico, di cui i cetacei sono parte integrante.