Comunicato stampa - 14 giugno, 2010
Nelle ultime ore di ieri, gli attivisti di Greenpeace sono stati impegnati in un'azione non violenta per cercare di liberare dei tonni rossi da una gabbia che li trasportava verso un allevamento a Malta. La risposta dei pescatori al tentativo degli attivisti è stata violenta: hanno addirittura sparato dei razzi di segnalazione. Successivamente è intervenuta anche la guardia costiera maltese che ha cercato di allontanare gli attivisti con cannoni ad acqua.
Attivisti in azione per cercare di liberare tonni rossi da una gabbia a largo di Malta.
La gabbia conteneva esemplari di tonno rosso, specie ormai
sull'orlo del collasso, pescati pochi giorni fa e destinati a
essere ingrassati in allevamento per poi essere venduti, a caro
prezzo, soprattutto in Giappone. Se l'Unione Europea ha ordinato
solo pochi giorni fa ai propri pescherecci di ritornare in porto,
dichiarando chiusa la stagione di pesca, le operazioni in mare
continuano. Tutti i Paesi extracomunitari stanno pescando, mentre
anche le flotte comunitarie sono impegnate nelle attività connesse
all'ingrasso dei tonni - come quella a cui Greenpeace si è opposta
oggi - che stanno portando all'estinzione questa specie.
«Fermare la pesca è l'unica cosa responsabile da fare, per il
futuro di questa specie e del nostro mare - afferma Giorgia Monti
responsabile della campagna mare di Greenpeace - Le condizioni di
questo stock sono l'esempio lampante del fallimento della gestione
della pesca nel Mediterraneo, con risorse ittiche ed ecosistemi al
collasso e migliaia di posti di lavoro bruciati».
Gli attivisti sono entrati in azione a bordo di sette gommoni
lanciati dalla Rainbow Warrior e dall'Artic Sunrise, due navi di
Greenpeace che si trovano nel Mediterraneo per difendere il tonno
rosso e fare ciò che per anni i governi non hanno fatto.
Greenpeace chiede la chiusura della pesca e la creazione di
riserve marine in aree chiave per la riproduzione del tonno rosso
per permettere il recupero dello stock.
L'Italia ha già fatto un passo importante, decidendo di non far
pescare la propria flotta di tonnare volanti quest'anno. Ci
auguriamo che il nostro Paese rafforzi la propria posizione
chiedendo la chiusura della pesca fino al recupero dello stock e
adoperandosi per proteggere, con riserve marine, aree chiave per la
riproduzione di questa specie, come le acque delle Isole Baleari, o
del Canale di Sicilia.