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Sit-in davanti al Ministero dello Sviluppo Economico

Comunicato stampa - 26 settembre, 2007
Greenpeace partecipa oggi alla manifestazione promossa dalle associazioni imprenditoriali e dai Comuni del Delta del Po - presso il Ministero dello Sviluppo Economico ore 12.00 via Molise n.3 a Roma - per protestare contro la conversione a carbone della centrale Enel di Porto Tolle, e ricordare che il carbone rimane un’opzione impraticabile per l’Italia visti i futuri impegni di Kyoto.

Gli attivisti di Greenpeace partecipano al sit-in romano per dire no alla conversione a carbone della centrale di Porto Tolle.

Parteciperanno al sit-in, oltre a Greenpeace: WWF, Legambiente, Italia Nostra, sindaci e rappresentati dei comuni di Rosolina, Taglio di Po, Porto Viro, Loreo e i Verdi del Veneto.

Gli attivisti di Greenpeace si presentano con lo striscione: "No carbone, più rinnovabili per Kyoto".

"Abbiamo già accumulato un enorme ritardo su Kyoto e tra appena 5 anni dovremmo abbattere le emissioni di gas serra di circa il 20%, pena enormi costi che il Paese dovrà sostenere per comperare i permessi ad emettere" spiega Francesco Tedesco, responsabile Campagna Energia e Clima di Greenpeace. "Non abbiamo altro tempo da perdere: in futuro gli impegni di riduzione delle emissioni saranno ancora più impegnativi, il carbone a Porto Tolle e Civitavecchia ci porta nella direzione sbagliata".

Il Governo dovrebbe invece definire al più presto un piano energetico nazionale con linee guida per supportare il rapido sviluppo di tutte le fonti rinnovabili, semplificando i processi autorizzativi e indirizzando le politiche regionali verso obiettivi vincolanti. Ad oggi siamo già in ritardo nello sviluppo delle fonti pulite: mancano all'appello 30 miliardi di kilowattora da fonti rinnovabili al 2010, e invece si apre la strada a nuovi 24 miliardi di kilowattora da carbone, paria a circa 20 milioni di tonnellate di CO2 in più. Per rispettare Kyoto dovremmo tagliare al 2012 circa 100 milioni di tonnellate.

Le misure varate dal Governo per il rilancio del fotovoltaico e per l'efficienza energetica sono lodevoli, ma saranno inutili se si permetteranno nuovi 4.000 Megawatt a carbone a Civitavecchia e Porto Tolle. Oltre a questo il Governo sembra intenzionato ad avvallare le assurde pretese di riaprire le miniere nel Sulcis, in Sardegna, sussidiando il carbone con il Cip6.

«L'anno scorso Greenpeace aveva aperto il confronto con il Governo su Porto Tolle con una spettacolare azione che ha portato al blocco della centrale per tre giorni» ricorda Francesco Tedesco. «I nostri attivisti erano saliti sulla ciminiera dell'impianto per scrivere "NO CARBONE". Ad oggi ancora si aspetta che la Commissione VIA esprima parere negativo al progetto: portare il carbone all'interno del Delta del Po, patrimonio dell'Umanità dall'Unesco, è una mostruosità ambientale»

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