Comunicato stampa - 6 settembre, 2006
Due miliardi di famiglie nel mondo avranno l'energia elettrica grazie al fotovoltaico entro il 2025. Lo evidenzia il rapporto reso noto oggi da Greenpeace ed EPIA (Associazione europea degli industriali del fotovoltaico), "Solar Generation III", che spiega quali sono i potenziali di crescita del solare fotovoltaico e quali condizioni sono necessarie per un suo rapido sviluppo a livello internazionale.
Serve il sostegno dell'Unione Europea all'energia solare affinchè questa fonte energetica possa raggiungere il suo potenziale.
L'industria fotovoltaica sarà in grado di creare oltre 2 milioni
di posti di lavoro entro il 2020 e diventerà una vera alternativa
ai combustibili fossili per tutti i consumatori. Entro quella data,
il 2,5 per cento dei consumi mondiali di energia elettrica saranno
coperti dall'energia solare fotovoltaica, che salirà al 16 per
cento nel 2040. Già nel 2005 la potenza fotovoltaica installata nel
mondo ha raggiunto i 5 mila Megawatt, con una crescita di circa il
40 per cento in più rispetto al 2004. Si potranno così abbattere
emissioni di CO2 per 2,2 miliardi di tonnellate, pari alla chiusura
di 150 centrali a carbone.
Lo sviluppo di questi ultimi anni ha superato ogni aspettativa,
anche quelle formulate da Greenpeace. Il precedente rapporto,
"Solar Generation II", prevedeva infatti che nel 2005 sarebbero
stati installati 985 Megawatt, ma il mercato fotovoltaico ha fatto
ancora meglio, crescendo di oltre il 40 per cento. "Finora i
consumatori hanno avuto poca possibilità di scelta riguardo
all'approvvigionamento energetico e sono stati costretti ad
accettare i continui aumenti del costo del kilowattora in bolletta"
afferma Francesco Tedesco, responsabile Clima ed Energia di
Greenpeace. "Il nostro rapporto dimostra che l'energia solare
fotovoltaica è oggi un'alternativa reale per il consumatore e offre
il grande vantaggio dell'indipendenza energetica: niente più
aumenti in bolletta per chi decide di installare un pannello solare
sul proprio tetto".
La competizione tra i vari produttori di pannelli solari si è
fatta via via sempre più intensa in questi anni, e il mercato è in
fase di espansione con sempre nuovi soggetti in arrivo. Il
fatturato ha superato i 10 miliardi di euro, di cui la metà nella
sola Europa. Nuovi investimenti sono tuttavia necessari per
raggiungere l'obiettivo del 16 per cento di energia da fonte solare
entro il 2040. Il sostegno politico ed economico - specialmente in
Germania, Giappone, USA e Cina - ha dimostrato di essere un
elemento essenziale per lo sviluppo dell'industria fotovoltaica.
"Nel 2006 l'industria fotovoltaica europea sarà stata in grado di
investire - se l'attuale trend verrà confermato - oltre un miliardo
di euro in nuovi progetti di ricerca e sviluppo" afferma Winfried
Hoffmann, presidente di EPIA ed esponente del consiglio direttivo
di Schott Solar. "I produttori sono pronti ad investire somme
ancora maggiori negli anni a venire, ma occorrono politiche stabili
da qui al 2020 per permettere il ritorno di tali investimenti". Con
un'adeguata risposta da parte del mondo politico, si potrà
realizzare, nel giro di soli due anni, il passaggio ad una vera
produzione di massa, a cui farà seguito l'atteso crollo dei prezzi.
Il mercato fotovoltaico è ad un momento di svolta, ma per una vera
rivoluzione occorre l'impegno della politica.
Greenpeace ed EPIA stanno facendo pressioni sui governi di tutto
il mondo affinché adottino politiche di sostegno allo sviluppo
della tecnologia solare e delle altre fonti rinnovabili. Ad oggi lo
strumento più efficace sono gli incentivi in "conto energia". Nel
mondo oltre 40 tra Paesi e regioni hanno introdotto questo
strumento. In Italia Greenpeace chiede che venga abbattuto il
limite alla potenza solare finanziabile attraverso il "conto
energia". "Da noi lo strumento ha avuto il merito di rilanciare
l'installazione dei pannelli solari fotovoltaici, ma la domanda
potenziale espressa dai consumatori - circa 1.200 Megawatt nel
primo trimestre 2006 - è 10 volte superiore a quanto autorizzato
dal Grtn" conclude Tedesco.
Notes: