Comunicato stampa - 14 giugno, 2010
A pochi giorni dall’inizio della riunione della Commissione Baleniera internazionale (IWC) ad Agadir (Marocco, 15-25 giugno), è stato finalmente svelato il traffico di voti che decide della sorte delle balene. Un’inchiesta del Sunday Times (1) ha dimostrato come all’IWC almeno sette Paesi (Guinea, Kiribati, Tuvalu, Marshall Islands, St Kitts and Nevis, Grenada, Tanzania) votano in base al versamento di somme di denaro concesse da Paesi, come il Giappone, che in questo modo ne orientano la posizione sul tema. Proprio ad Agadir si potrebbe decidere della riapertura della caccia commerciale alle balene: sul tavolo delle negoziazioni è presente una proposta che rischia di compromettere la moratoria.
Megattera nell'Oceano Antartico
Greenpeace ha già contattato il Ministro delle Politiche
Agricole Alimentari e Forestali, Giancarlo Galan - sotto il cui
ministero ricade la questione della caccia baleniera - e il
Ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo, affinchè si
attivino urgentemente per fermare la compravendita dei voti che
rischia di condannare le balene.
«Apprezziamo la posizione dell'Italia fortemente contraria alla
caccia commerciale alle balene, ma questo adesso non basta per
salvarle. - sostiene Giorgia Monti, responsabile della campagna
Mare di Greenpeace Italia - Davanti al rischio concreto che i Paesi
balenierivengano legittimati a massacrare balene, tutti i governi
contrari alla caccia commerciale devono attivare un'azione
diplomatica decisa per fermare questo scandalo».
Chiediamo, inoltre, che l'Italia dichiari pubblicamente, e con
anticipo, la posizione che assumerà alla prossima riunione IWC
contro ogni ipotesi di riapertura della caccia commerciale,
specificando i punti fondamentali che dovranno essere inclusi
nell'accordo finale. Un accordo che dovrà proteggere gli interessi
delle balene e non della caccia baleniera.
Notes: http://www.timesonline.co.uk/tol/news/uk/article7149086.ece