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Vittoria di Greenpeace: la Clemenceau torna indietro

Comunicato stampa - 15 febbraio, 2006
Vittoria di Greenpeace. Il presidente francese Jacques Chirac ha annunciato che la portaerei Clemenceau, che era in viaggio verso Alang, in India, per essere smantellata, tornerà indietro. La nave era partita il 31 dicembre scorso, tra le proteste di Greenpeace che sosteneva che la nave dovesse essere bloccata in quanto carica di tonnellate di amianto, Pcb e metalli pesanti. Una chiara violazione della Convenzione di Basilea che vieta l'esportazione di rifiuti tossici verso i Paesi in via di sviluppo.

Greenpeace ha intercettato e abbordato, nei pressi dello Stretto di Suez, la portaerei francese Clemenceau. Due attivisti hanno aperto striscioni con scritto "Porta-amianto, fuori dall'India". Greenpeace sta protestando contro la dismissione della Clemenceau che è stata spedita in India per essere smantellata nonostante contenga elevate quantità di amianto pericoloso.

"E' una grande vittoria per l'ambiente, per il diritto internazionale e per Greenpeace. Quando la pressione dell'opinione pubblica sui governi si fa sentire, i risultati arrivano" commenta Vittoria Polidori, responsabile campagna inquinamento di Greenpeace. "Adesso l'industria che rottama le navi non potrà più andare avanti come prima, cercando di smaltire i rifiuti al più basso costo possibile, ma dovrà farsi carico degli aspetti ambientali e sociali. Non solo, questo costituirà un precedente per impedire l'esportazione di tutti i rifiuti pericolosi".

Ieri il Consiglio di Stato francese aveva raccomandato la sospensione del trasferimento della Clemenceau in India, evidenziando una probabile violazione della normativa europea. Greenpeace esprime soddisfazione anche per l'annuncio di Chirac di sviluppare un impianto in Europa per decontaminare le navi da rottamare prima del loro eventuale invio in Asia. La Clemenceau era una delle navi più grandi destinate allo smaltimento. Ogni anno, infatti, un esercito di carrette dei mari viene smantellato a mano, con gravi rischi per la salute umana e l'ambiente in Bangladesh, India, Cina e Pakistan.

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