Oggi abbiamo finito di allestire sia la zona di decontaminazione giù nella stiva della nave, che quella all’esterno del ponte di comando: la Rainbow Warrior è pronta per iniziare la sua ultima campagna.

La nostra ammiraglia, infatti, andrà in pensione alla fine dell’anno, quando sarà varata la nuova Rainbow Warrior III, una nave costruita per sfruttare al massimo energie rinnovabili come quella del vento e del sole.

E così il cerchio si chiude. Se la Rainbow Warrior II iniziava a navigare con Greenpeace per opporsi ai test nucleari francesi al largo dell’isola di Mururoa nel lontano 1989, oggi viaggia per l’ultima volta verso le coste del Giappone, per raccogliere dati che possano aiutare la popolazione giapponese a far fronte al terribile disastro nucleare di Fukushima.

Dopo l’affondamento della prima Rainbow Warrior nel 1985 a Aukland (Nuova Zelanda) – causato dai servizi segreti francesi per impedire che la nave raggiungesse la zona dei test nucleari al largo di Mururoa e in cui perse la vita il fotografo di bordo Fernando Pereira – i Guerrieri dell’Arcobaleno avevano bisogno di una nuova nave. Greenpeace comprò un vecchio peschereccio scozzese e lo adattò affinché potesse navigare a vela: nel 1989 veniva varata la Rainbow Warrior II, su cui ci troviamo.

Fin dai primi anni l’ammiraglia è stata impegnata nella lotta ai test nucleari, tornando più volte a veleggiare verso Mururoa. Diverse erano le misure che si dovevano prendere per resistere all’assalto dei commando francesi una volta arrivati nella zona: barre di metallo alle finestre della cabina di pilotaggio, porte a chiusura ermetica, maschere antigas.

Nel 1995 la Rainbow Warrior capitanata da Jon Castle si dirigeva verso Mururoa pronta a mettere in atto una nuova protesta. In quella occasione il suo equipaggio arrivò a sbarcare sull’isola a bordo di uno dei gommoni, mentre la Rainbow passato il limite delle 12 miglia veniva intercettata da un commando francese.

Dopo essere entrati facendo un buco nella sala motori, i militari francesi misero sotto arresto tutto l’equipaggio, tranne uno: il capitano. Con un disperso non poterono rimuovere la Rainbow dall’area per più di 30 ore, prolungando così il fermo agli esperimenti nucleari. Solo dopo più di un giorno di ricerca riuscirono a trovarlo… il capitano Castle…nascosto sulla cima dell’albero di prua della nave.

Fu l’ultimo anno che la Rainbow navigò verso Mururoa: grazie a quell’azione nel 1996 furono proibiti i test nucleari.

Negli ultimi 15 anni la Rainbow Warrior II è stata impegnata in diverse campagne, come quelle per la creazione di riserve marine o per una pesca sostenibile che l’hanno portata dal Pacifico al nostro Mediterraneo. L’impegno dell’ammiraglia contro il nucleare è rimasto speciale, e la scorsa primavera abbiamo avuto l’onore di averla in Italia per la nostra campagna Nuclear Emergency.

Oggi ancora ci ospita per comunicare al mondo i veri rischi del nucleare e mandare dal mare del Giappone un messaggio preciso che nel tempo non è cambiato: fermiamo il nucleare!

Giorgia Monti, campaigner Mare di Greenpeace Italia