Greenpeace esprime profondo allarme per il catastrofico bilancio umanitario del conflitto in corso a Gaza, esacerbato da una nuova azione militare nota come i “Carri di Gedeone” e descritta dal gabinetto di Netanyahu come pulizia etnica. Mentre il governo israeliano continua impunemente i suoi devastanti atti di punizione collettiva, la comunità internazionale non ha ancora risposto con la necessaria urgenza morale e integrità.
Nonostante la diffusa condanna, i governi di tutto il mondo hanno intrapreso poche o nessuna azione significativa: nessun embargo sulle armi, nessuna sanzione coordinata, nessun intervento diplomatico decisivo. La loro inazione non è neutralità. È complicità.
Mentre il governo israeliano è direttamente responsabile dell’attuale escalation e dell’uso sproporzionato e indiscriminato della forza contro i civili, gli Stati e le istituzioni che continuano a inviare armi o offrono un sostegno acritico, consentono violenza e impunità sistemiche.
Gli aiuti armati hanno portato oltre due milioni di persone sull’orlo della carestia. La malnutrizione e la fame sono diffuse. Per quanto devastante sia il bilancio delle vittime dei bombardamenti, è la fame – provocata dall’assedio e dal blocco degli aiuti – a minacciare ora il maggior numero di vite innocenti. Solo mettendo immediatamente fine all’assedio e permettendo l’arrivo degli aiuti delle Nazioni Unite bloccati al confine si potrà evitare la carestia.
Greenpeace chiede:
- Un cessate il fuoco immediato, incondizionato e permanente per fermare l’assalto ai civili e all’ambiente.
- Il rilascio da parte di Hamas di tutti gli ostaggi.
- Il rilascio da parte di Israele di tutti i palestinesi detenuti illegalmente.
- L’imposizione di sanzioni mirate e di un embargo completo sulle armi, applicato dalla comunità internazionale.
- La consegna, senza impedimenti, degli aiuti da parte delle Nazioni Unite e di altre organizzazioni umanitarie.
- La fine dell’occupazione illegale della Palestina. Greenpeace sostiene un futuro in cui Israele e Palestina vivano fianco a fianco in pace, all’interno di confini riconosciuti, nel rispetto del diritto internazionale e delle risoluzioni ONU in materia.
Quello a cui stiamo assistendo non è solo un fallimento politico, è un fallimento morale. Se la comunità internazionale continuerà a stare a guardare senza intervenire concretamente mentre i crimini di guerra e i crimini contro l’umanità si moltiplicano, dovrà rispondere di favoreggiamento di un genocidio. I leader di oggi saranno per sempre stigmatizzati nella storia per la loro incapacità di agire!
