Greenpeace esprime la sua vicinanza e il suo sostegno alla più grande missione marittima civile mai tentata finora a Gaza: la Global Sumud Flotilla. Una missione di pace promossa dal basso, dai cittadini di 44 Paesi, per rompere l’assedio di Gaza e portare aiuti umanitari e solidarietà al popolo palestinese, ormai allo stremo dopo due anni di bombardamenti e carestia e oltre 60mila morti, di cui 20mila bambini.

È dall’ottobre 2023 che Greenpeace, come tanti altri, chiede azioni concrete per mettere fine alla strage dei palestinesi, un cessate il fuoco immediato e permanente, il rilascio incondizionato di tutti i civili detenuti illegalmente e di tutti gli ostaggi, e la rimozione di tutti gli ostacoli che impediscono la consegna di aiuti umanitari a Gaza. Far morire di fame i civili, bloccare gli aiuti umanitari e attaccare gli ospedali e gli operatori sanitari e umanitari sono gravissime violazioni del diritto umanitario internazionale che devono cessare immediatamente. L’occupazione illegale della Palestina deve finire.

Il 3 settembre siamo scesi in piazza a Catania per augurare buon vento alla partenza della missione. Non sappiamo quale sarà l’esito di questa incredibile iniziativa, ma sappiamo che, dopo aver assistito impotenti allo sterminio di un popolo e all’immobilismo della comunità internazionale per quasi due anni, tante persone si stanno organizzando come possono e come mai è successo nonostante le gravissime minacce di Israele. Vogliamo esprimere loro la nostra più grande e completa solidarietà.

Chiediamo misure concrete e immediate per fermare il genocidio e la gravissima devastazione ambientale, che sta rendendo inabitabile la striscia di Gaza con effetti pesantissimi sul futuro di tutti. Servono sanzioni mirate contro Israele e un embargo totale sulle armi. Com’è noto, il governo Meloni continua a inviare materiale bellico verso Israele e non intende revocare il Memorandum di intesa militare tra Italia e Israele: tutto ciò è gravissimo. Se l’Italia e la comunità internazionale continueranno a restare a guardare senza agire concretamente, con sanzioni e blocchi delle esportazioni, dovranno rispondere di favoreggiamento e complicità in un genocidio.