Dopo aver condannato l’intercettazione e l’arresto in acque internazionali degli equipaggi della Global Sumud Flotilla (GSF) da parte delle forze armate israeliane, Greenpeace Italia ha inviato oggi una lettera al Ministro degli Esteri Antonio Tajani con una richiesta urgente di informazioni sulle condizioni delle persone arrestate, tra cui ci sono anche cinque attivisti e attiviste di Greenpeace, che a titolo assolutamente personale, ma con una scelta che l’associazione ambientalista condivide pienamente, si sono aggregati alla flottiglia.
“Onorevole Ministro, siamo certi che condivide con noi le preoccupazioni per la sorte delle attiviste e degli attivisti che, con la Global Sumud Flottilla (GSF), hanno portato un messaggio di pace e speranza a Gaza” si legge nel testo della lettera sottoscritta dalla Direttora Esecutiva Chiara Campione e dal Presidente Ivan Novelli di Greenpeace Italia, che prosegue così:
“In violazione di ogni norma del Diritto Internazionale, le imbarcazioni della GSF sono state abbordate – con equipaggi e ospiti tratti in arresto – mentre navigavano in acque internazionali.
Segnaliamo che tra le persone in stato di fermo risultano tra l’altro cinque cittadini italiani, attiviste e attivisti di Greenpeace che a titolo assolutamente personale, ma con una scelta che condividiamo, si sono aggregati alla flottiglia: Sara Masi, Irene Soldati, Federica Frascà, Marco Orefice e Gonzalo di Pretoro. Queste persone erano, fino a poche ore fa, a bordo della nave italiana Aurora e risulterebbero attualmente sottoposti a fermo da parte delle autorità israeliane.
Come tutti gli altri membri della GSF, queste persone sono da giorni sottoposte a forte pressione psicologica e si trovano adesso in una condizione di estrema vulnerabilità: la loro incolumità risulta in serio pericolo.
Non ci è chiaro se il fermo in corso rientri nei parametri di un arresto regolare o se possa configurarsi come un sequestro. È certo, tuttavia, che i volontari – che non hanno potuto portare a termine la missione per cui si erano impegnati – sono adesso in una situazione critica e non abbiamo informazioni affidabili sul loro stato di salute.
Alla luce di quanto esposto, le chiediamo con urgenza di fornire pubbliche garanzie e – soprattutto – informazioni su tutte le attiviste e gli attivisti della GSF, certi che le strutture del Ministero, diplomatiche e consolari, sono già operative per garantire la tutela, l’assistenza e la sicurezza dei cittadini italiani coinvolti e un celere ritorno in Patria”.