Greenpeace condanna fermamente l’azione del governo Netanyahu contro una missione umanitaria e pacifica di portata storica, nata in risposta all’inazione della comunità internazionale al genocidio in corso a Gaza.
“L’abbordaggio delle forze armate israeliane contro la Global Sumud Flotilla è una grave violazione del diritto internazionale e un’offesa alla solidarietà civile”, dichiara Chiara Campione, direttora esecutiva di Greenpeace Italia. “Il blocco di Gaza imposto da Israele è illegale e disumano. Giorgia Meloni e gli altri leader mondiali non hanno adempiuto al loro obbligo di difendere il diritto dei propri cittadini a rompere l’assedio e a portare aiuti alla popolazione palestinese stremata da due anni di bombe e carestia”.
“Per quasi due anni, il blocco degli aiuti via terra e via mare imposto da Israele ha intrappolato i palestinesi in condizioni che l’ONU ha descritto come catastrofiche, fino a causare una carestia”, continua Campione. “La Global Sumud Flotilla è un’ancora di salvezza e un simbolo di speranza in azione. Doveva essere protetta, non lasciata da sola a 150 miglia da Gaza come ha fatto la marina militare italiana, abbandonando attiviste e attivisti in balia delle azioni illegali di un governo che in questi anni si è macchiato di una lunga lista di crimini contro l’umanità. Oggi invece di fermare il genocidio si è deciso di fermare la Flotilla”.
“È tempo di porre fine al genocidio di Gaza. Le persone si stanno mobilitando laddove i governi hanno deciso di voltarsi dall’altra parte. Tutti gli occhi devono ora essere puntati su Gaza. Non dobbiamo distogliere lo sguardo dalle sofferenze dei suoi abitanti”.
Greenpeace chiede:
- un cessate il fuoco immediato, incondizionato e permanente per porre fine all’attacco contro i civili e l’ambiente;
- il rilascio di tutti gli ostaggi da parte di Hamas;
- il rilascio da parte di Israele di tutti i palestinesi detenuti illegalmente;
- l’imposizione di sanzioni mirate verso Israele e di un embargo totale sulle armi, imposto dalla comunità internazionale;
- la distribuzione senza ostacoli degli aiuti da parte delle Nazioni Unite e di altre organizzazioni umanitarie;
- la fine dell’occupazione illegale della Palestina.