Un’onda di mobilitazione civile sta raggiungendo i tribunali di molti Paesi, per difendere il clima. E sul banco degli imputati, questa volta, ci sono (e ci saranno sempre più) i governi nazionali.

Dalle Klimaseniorinnen, un’associazione di oltre mille donne delle confederazione elvetica che contestano le deboli politiche per il clima e le misure di mitigazione in Svizzera, a Nature and Youth e Greenpeace Nordic, che hanno portato davanti ai giudici il governo norvegese per la violazione della costituzione, in relazione agli impatti climatici di una nuova area di estrazione di gas e petrolio nell’Artico; e, ancora, il caso dei Paesi Bassi, dove una disputa legale tra lo Stato olandese e quasi 900 cittadini rappresentati dall’associazione ambientalista Urgenda Foundation si è risolta recentemente in favore di questi ultimi: la Corte d’Appello dell’Aia ha dichiarato che il governo deve tagliare di almeno il 25% le emissioni inquinanti entro il 2020 per proteggere la salute dei suoi abitanti. Dunque, deve fare molto più di quanto fatto sin qui.

Questi appena richiamati non sono i soli casi che vedono la società civile sfidare le istituzioni, gli stati e i governi per affermare il diritto a un futuro salubre e di pace, in un Pianeta non sfigurato dal cambiamento climatico. Ma, forse, la sfida più grande è quella appena avviata da Greenpeace in Germania, insieme a tre famiglie contadine impegnate in coltivazioni biologiche sull’isola di Pellworm, nella regione di Amburgo e in Brandeburgo: contestano al governo federale la violazione di diritti umani fondamentali, messi in mora dalle deboli politiche per la protezione del clima.

La Germania appare lontana dal poter mantenere i suoi impegni in termini di emissioni di gas serra (una riduzione del 40%, entro il 2020, delle emissioni di gas serra in rapporto ai livelli del 1990): gli stessi programmi del governo, recentemente, riconoscerebbero questo imminente fallimento, chiarendo che il target individuato nel 2007 sarà conseguito solo per quanto possibile. Ovvero: un modesto 32%, con tutta probabilità.

Le famiglie che ricorrono contro il governo di Berlino hanno già sperimentato sulla loro pelle, e sulle loro economie, gli impatti dei cambiamenti climatici: i loro raccolti sono già stati ripetutamente compromessi da siccità, inondazioni, eventi meteorologici estremi, o dal proliferare inedito di insetti infestanti. Per questo hanno deciso non poter restare ancora a guardare mentre il loro Paese si affida all’inerzia, anziché a un’azione decisa e coraggiosa, nella sfida per difendere il clima: perché senza un radicale cambio di marcia la Germania, la principale economica europea, starà gettando la spugna e disattendendo i suoi impegni internazionali.

Un recente studio del Fraunhofer Institute, per conto di Greenpeace, mostra chiaramente come sia ancora possibile, per la Germania, conseguire i suoi obiettivi di riduzione nelle emissioni di gas climalteranti. Senza compromettere la sicurezza energetica, la federazione tedesca potrebbe chiudere il 30% delle centrali alimentate a lignite — la versione più inquinante del carbone — partendo dalle più vecchie e inefficienti; mentre le restanti potranno essere chiuse gradualmente, mentre si procede a un’espansione sistemica della produzione solare ed eolica.

Se il governo tedesco mancherà di rispettare i suoi impegni di riduzione delle emissioni di CO2”, ha dichiarato Roda Verheyen, l’avvocato che rappresenta le tre famiglie e Greenpeace in questa causa, “starà garantendo gli impatti del cambiamento climatico sulle vite, sulle professioni e sulle proprietà dei cittadini che ne saranno colpiti, violando diritti fondamentali; e starà inoltre violando la legislazione europea”. Il governo dovrà quindi rispondere della coerenza della sua azione tanto con la legge tedesca quanto con la normativa dell’Unione. L’azione legale contro l’esecutivo arriva peraltro in un momento delicato: Angela Merkel ha appena rassegnato le sue dimissioni dalla presidenza della CDU, uscita fortemente ridimensionata dalle ultime tornate elettorali che hanno registrato — sarà un caso? — la crescita significativa dei Verdi.

Il dado è tratto, la sfida è aperta. E la posta in gioco è altissima.