«L’intervento delle forze dell’ordine nell’allevamento di Roncoferraro al centro della nostra indagine pubblicata appena pochi giorni fa è un primo passo verso la tutela del benessere animale e dell’ambiente, che conferma l’urgenza di un cambiamento strutturale nel comparto zootecnico su tutto il territorio nazionale, perché questo, purtroppo, non è un caso isolato»: così Simona Savini, campaigner Agricoltura di Greenpeace Italia, commenta la notizia della maxi-multa e del sequestro effettuati ieri dai carabinieri e dei NAS di Cremona in uno degli allevamenti intensivi di proprietà della Società Agricola La Pellegrina SPA, nel Mantovano.
La struttura era finita al centro dell’inchiesta “Dietro le sbarre” diffusa lo scorso 6 novembre dall’organizzazione ambientalista, che contestualmente aveva anche presentato un esposto alle autorità competenti per denunciare le pessime condizioni igienico-sanitarie riscontrate nell’allevamento. Le immagini ricevute da fonti anonime verificate da Greenpeace avevano documentato una realtà inaccettabile, mostrando carcasse di suinetti abbandonate, ferite trascurate e una seria infestazione di ratti, anche a diretto contatto con i maiali e all’interno delle sezioni maternità, con diverse aree sporche e invase dagli insetti. Alcune riprese dall’alto avevano inoltre permesso di individuare una perdita di liquami, in parte riversati sul terreno aziendale, con possibile rischio d’inquinamento per i suoli e le acque circostanti.
Nel corso della loro ispezione, Carabinieri e NAS hanno potuto riscontrare gravi non conformità gestionali e strutturali, soprattutto in materia di biosicurezza e benessere animale. Hanno quindi sequestrato farmaci in violazione della normativa vigente e multato il legale rappresentante della società per 10 mila euro. Mentre l’Ats Val Padana ha disposto la sospensione della movimentazione degli animali e tutti i suini sono stati posti sotto sequestro per garantire il rispetto delle norme sanitarie e di sicurezza.
La Pellegrina, ricorda Greenpeace, è detenuta al 100% dal Gruppo Veronesi, l’impero dietro a noti marchi dell’alimentare come AIA, Negroni e Wudy. Non solo: con i suoi guadagni annuali miliardari, è anche al secondo posto (dopo Tre Valli, sempre parte del Gruppo Veronesi) tra le prime cinque aziende zootecniche italiane con ricavi annui miliardari (€ 1.651.311.000), come riportato da una recente indagine condotta dall’organizzazione in collaborazione con Openpolis.
«Quello da noi denunciato è un caso emblematico, perché di proprietà di uno dei più grandi gruppi italiani e parte integrante del sistema insostenibile degli allevamenti intensivi – aggiunge Savini – Per questo, auspichiamo che possa aprire una seria discussione a livello istituzionale per una reale e non più rimandabile trasformazione del comparto zootecnico in chiave agroecologica». Greenpeace, insieme ad altre organizzazioni, è impegnata nella promozione della proposta di legge “Oltre gli allevamenti intensivi”, ferma da quasi due anni in Commissione Agricoltura alla Camera, per superare una volta per tutte l’attuale sistema che produce sfruttamento e inquinamento.


