
Quando si tratta di riportare sui principali media italiani i proclami e le azioni di Donald Trump, il racconto giornalistico rimane per lo più in superficie, lascia fuori la voce della scienza e, laddove si schiera a favore del presidente USA, si accompagna spesso ad attacchi contro le politiche green dell’Unione Europea. È quanto emerge dal nuovo rapporto “Drill, baby, drill!” che Greenpeace Italia ha commissionato all’Osservatorio di Pavia. Il rapporto richiama nel titolo uno degli slogan di punta della campagna elettorale del tycoon (traducibile con “Trivella, bellezza, trivella!”) e analizza le reazioni alle dichiarazioni e alle politiche sul clima della nuova amministrazione statunitense riportate dai più diffusi quotidiani nazionali, dalle edizioni serali dei TG delle reti Rai, Mediaset e La7, e pubblicate sulle pagine Facebook dei principali partiti ed esponenti politici nel periodo precedente e successivo all’insediamento di Trump (13-31 gennaio 2025).
Da “il green è il passato” a “quella verde è una truffa”, sono decine le affermazioni-slogan di Trump riportate dai media italiani, spesso senza contraltare, inserite nel flusso narrativo della cronaca senza approfondimenti, né spazi per indagare le conseguenze delle prese di posizione del presidente statunitense sulla transizione ecologica: esternazioni e misure che si caratterizzano per una forte opposizione alle regolamentazioni ambientali e per la volontà di favorire l’industria dei combustibili fossili.
Nel complesso, circa la metà delle notizie sul tema (il 43% degli articoli e il 48% dei servizi dei telegiornali) non contiene alcuna reazione, né positiva né negativa, alle dichiarazioni sul clima di Trump e si limita a riportare i fatti nel flusso del racconto dei molti executive order (ordini esecutivi) firmati dal presidente e delle sue dichiarazioni rilasciate a ritmo continuo. In 108 tra articoli e servizi, la voce della scienza a commento delle posizioni del presidente USA trova spazio solo quattro volte, mentre molto più frequenti sono gli interventi di esponenti del mondo della politica e della geopolitica, con 21 occorrenze, e della sfera economica, con 15 occorrenze. Tra le misure e le dichiarazioni sulle politiche climatico-energetiche più citate, ci sono quelle correlate al ritiro degli Stati Uniti dagli Accordi di Parigi e la partecipazione di Trump al World Economic Forum di Davos.
Dall’analisi dei post Facebook, dove il partito di gran lunga più attivo e portatore di argomenti pro-Trump è la Lega, emergono più distintamente alcuni temi-chiave ricorrenti a favore delle nuove energetiche statunitensi, che rilanciano lo sfruttamento dei combustibili fossili: tra questi, l’opposizione al Green Deal Europeo descritto come progetto ideologico, la critica alle restrizioni UE e ai costi delle politiche ambientali, Trump come modello di difesa dell’interesse nazionale e dell’autonomia energetica.
«Sebbene sui principali media italiani non siano stati rilevati endorsement espliciti alle politiche e alle dichiarazioni del presidente USA sul clima, emerge al contempo una narrazione mediatica che guarda con simpatia allo smantellamento trumpiano e propone di riconsiderare le politiche climatiche UE, evidenziando i possibili benefici del modello economico statunitense», commenta Federico Spadini di Greenpeace Italia. «Il rapporto evidenzia soprattutto la perdita di attenzione specifica al tema delle politiche climatiche, che accomuna gran parte dell’informazione mainstream, e la scarsa presenza della voce della scienza ne è una dimostrazione. Questo non permette, però, ai cittadini di ricevere un’informazione completa e accurata per comprendere la portata delle conseguenze di scelte cruciali per il futuro di tutti noi».
Ad accomunare l’informazione dei media generalisti e la comunicazione su Facebook, evidenzia ancora il rapporto, è il confronto ricorrente tra i piani geografici Stati Uniti-Europa, con commenti che inquadrano la questione essenzialmente in termini di relazioni politiche ed economiche tra i due contesti. La cornice ambientale rimane, ancora una volta, minoritaria.