Durante l’assemblea in corso a Kingston (Giamaica) dell’Autorità internazionale per i fondali marini (International Seabed Authority, ISA), la compagnia mineraria The Metals Company ha annunciato che richiederà un permesso di estrazione in acque profonde in base alle normative nazionali degli Stati Uniti risalenti agli anni Ottanta. Questo annuncio è arrivato poco prima dell’incontro con gli investitori e il giorno prima che la richiesta di avviare l’estrazione a fini commerciali venisse discussa all’ISA, senza alcuna possibilità di un immediato avvio di queste attività.
«Questa richiesta è un altro dei patetici stratagemmi di The Metals Company, un insulto al multilateralismo che rende una moratoria sull’estrazione in acque profonde più urgente che mai. Dimostra che i piani dell’amministratore delegato della società, Gerard Barron, non si sono mai concentrati sulle soluzioni per la crisi climatica», ha dichiarato Louisa Casson, senior campaigner di Greenpeace International.
«Da anni The Metals Company fa pressione sull’ISA per cercare di costringere i governi ad autorizzare l’attività estrattiva nei fondali internazionali, patrimonio comune dell’umanità. Gli Stati, la società civile, la comunità scientifica, molte imprese e le comunità indigene continuano a resistere a questi tentativi. Dopo aver tentato, fallendo, di piegare la comunità internazionale a soddisfare le sue richieste, questo annuncio sconsiderato di The Metals Company è uno schiaffo alla cooperazione internazionale», conclude Casson.
Shiva Gounden, responsabile di Greenpeace Australia Pacific, ha aggiunto che «The Metals Company sta mostrando la sua vera natura: avida, pericolosa e disperata. È chiaro che l’azienda non si è mai preoccupata della prosperità economica o dei posti di lavoro per le popolazioni di Nauru, Kiribati o Tonga, né si è mai preoccupata di affrontare la crisi climatica. L’unico interesse è stato riempirsi le tasche di soldi guadagnati a spese della nostra linfa vitale: l’oceano Pacifico. Il Pacifico non è una merce e non possiamo permettere che l’industria mineraria depredi le risorse dei fondali e le comunità del Pacifico».
La trentesima sessione del Consiglio dell’Autorità internazionale per i fondali marini (ISA), l’ente ONU che ha lo scopo di coordinare e controllare tutte le attività connesse allo sfruttamento dei fondali marini in acque internazionali, è iniziata lo scorso 17 marzo e si concluderà oggi 28 marzo. L’obiettivo dell’incontro è far avanzare il progetto di un regolamento internazionale per lo sfruttamento delle risorse minerarie presenti nei fondali marini. Greenpeace chiede alla comunità internazionale di opporsi alle richieste di aziende avide come The Metals Company e di proteggere i fondali marini delle acque internazionali. Si tratta di un ecosistema fragile, in buona parte ancora sconosciuto: più lo studiamo, più scopriamo come sia importante anche per gli esseri umani, oltre che per le creature marine. Nessuno deve arricchirsi distruggendo e sfruttando questi fondali. Per fermare le estrazioni minerarie in mare, Greenpeace chiede ai governi di tutto il mondo, compreso quello italiano, di arrivare presto a una moratoria.