È previsto per oggi il voto della Commissione XII Affari Sociali sul Decreto Legislativo, già approvato dal Consiglio dei Ministri lo scorso 13 marzo, volto a ridurre i livelli consentiti di PFAS (composti poli e perfluoroalchilici) nelle acque potabili e a inserire limiti per il TFA (acido trifluoroacetico), la molecola della classe dei PFAS più abbondante sul pianeta e finora non sottoposta a restrizioni. Il decreto arriva in seguito alla diffusione nel gennaio scorso dell’indagine di Greenpeace Italia “Acque senza veleni”, che aveva mostrato una contaminazione diffusa nelle acque di tutte le Regioni italiane. In vista del voto Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna inquinamento di Greenpeace Italia, dichiara:

«Ci auguriamo che venga trovato  un accordo trasversale per ridurre ulteriormente i limiti previsti dal decreto avvicinandoli all’unica soglia sicura, lo zero tecnico. Le forze politiche hanno l’occasione per iniziare finalmente a mettere in sicurezza un bene comune come l’acqua potabile dalla pericolosità dei PFAS. L’introduzione dei nuovi limiti è solo il primo passo: serve subito una legge che vieti l’uso e la produzione di questi inquinanti per evitare che sempre più persone siano esposte ai PFAS attraverso altre fonti come acque minerali, alimenti e aria».

Il testo al vaglio della Commissione Affari Sociali se non modificato introdurrebbe un nuovo valore limite per la “Somma di 4 PFAS”, ovvero per quattro molecole di cui è già nota la pericolosità per la salute umana e già incluse nel parere EFSA del 2020 (PFOA, PFOS, PFNA e PFHxS), pari a 20 nanogrammi per litro. Si tratta di un valore limite uguale a quello introdotto in Germania, ma ben lontano da valori più cautelativi introdotti da altri Paesi come la Danimarca (2 nanogrammi per litro) o la Svezia (4 nanogrammi per litro). Il provvedimento prevede un valore limite per il TFA pari a 10 microgrammi per litro (equivalenti a 10.000 nanogrammi per litro). Proprio la scorsa settimana è stata pubblicata la proposta dell’Agenzia Ambientale Tedesca (UBA) di classificare, a livello comunitario, il TFA come tossico per la riproduzione in quanto può causare danni al feto ed è sospettato di nuocere alla fertilità.