Projection for Final Shutdown at Emsland NPP. © Lars Berg / Greenpeace
© Lars Berg / Greenpeace

Mentre si moltiplicano gli eventi propagandistici a favore del rilancio del nucleare, solo nella giornata odierna uno (“La scossa”) organizzato da Open finanziato tra gli altri dal Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica, e quello dell’Associazione Italiana Nucleare (e anche qui interverrà il Ministro), rimangono fuori dall’informazione i dati della reale situazione dell’industria nucleare a livello internazionale. Ad oggi non c’è nessun reattore nucleare in costruzione né negli USA né nella nucleare Francia, né tantomeno è in costruzione nessun “piccolo reattore modulare” (SMR) su cui punta il governo Meloni. Una analisi di recentissima pubblicazione sui costi dei principali progetti di SMR negli Stati Uniti, mostra che già “sulla carta” l’elettricità prodotta da questi futuribili reattori è molto più costosa di quella, già fuori mercato, dei reattori di generazione III+ come il nippo-americano AP1000.

Secondo la Banca d’affari Lazard, il costo dell’elettricità prodotta dai due reattori AP1000 entrati in funzione nel 2023 è tra 169 e 228 dollari al Megawattora1. Una recentissima analisi dei futuri costi dei principali progetti americani di SMR (pubblicata da Progress in Nuclear Energy nel numero di gennaio 2026, già disponibile) mostra come tutti i principali progetti presentino costi superiori a quelli dei nuovi AP1000. In particolare, il progetto NuScale, che è quello che da più tempo è in gestazione ed è l’unico ad aver avuto una prima autorizzazione di sicurezza negli USA, produrrebbe, nel migliore dei casi, a circa 250 dollari al Megawattora e, nel peggiore, a 354 $/MWh2.

Che il nucleare non potrà ridurre i costi in bolletta è un risultato chiarissimo anche nel recente rapporto della Banca d’Italia dal significativo titolo L’atomo fuggente. E, del resto, in nessuno dei documenti pubblicati dalla Piattaforma per un nucleare sostenibile, ci sono gli elementi di costo a sostegno della tesi governativa, indimostrata e indimostrabile, che il nucleare faccia abbassare i costi3. Mentre è provato come in Spagna la riduzione dei costi è associata all’espansione delle rinnovabili, il cui kilowattora costa meno sia del nucleare che del gas, come mostra un recente rapporto di Ember. Questi elementi critici vengono coperti nei media dalla propaganda pronucleare di un governo che, coerentemente, sulle rinnovabili continua a segnare il passo: le installazioni di rinnovabili nel 2025 sono in calo rispetto al 2024, mentre dovrebbero avere un volume quasi doppio per raggiungere gli obiettivi al 2030.

In conclusione, la coalizione 100% Rinnovabili Network4 ribadisce che l’affermazione del governo sui costi inferiori di uno scenario col nucleare è falsa: tale affermazione non è basata su alcuna analisi tecnica, né dati concreti sulle “nuove” tecnologie nucleari e risulta perciò una affermazione di fede ideologica totalmente priva di fondamento. Altro che “scossa”: il governo vuol metterci il prosciutto davanti agli occhi.

Invece di aprire a un dibattito serio, che tenga conto anche dei rischi del nucleare anche in caso di conflitto bellico, come vediamo con il sarcofago di Chernobyl colpito dai droni russi, si prosegue a promuovere una tecnologia fuori mercato, pericolosa e si rallentano, con un assetto normativo insufficiente e in continuo cambiamento, gli investimenti che consentirebbero di ridurre le emissioni, ridurre le importazioni di gas e ridurre i costi della bolletta energetica.

  1. Lazard, LCOE2025+ (il rapporto annuale è disponibile sul web) ↩︎
  2. P. Kim e A. McFarlane, Challenges of small modular reactors: A comprehensive exploration of economic and waste uncertainties
    associated with U.S. small modular reactor designs, Progress in Nuclear Energy, n.190 (2026) ↩︎
  3. L’analisi dei documenti della Piattaforma per un nucleare sostenibile – da cui si evidenzia l’assenza di una vera valutazione dei
    costi – è stata pubblicata, a firma di GB Zorzoli, su QualEnergia n.2 2025. ↩︎
  4. La coalizione 100% Rinnovabili Network è promossa da oltre un centinaio di personalità del mondo accademico, della scienza delle
    associazioni ambientaliste, delle imprese del settore rinnovabile, del sindacato: Tra i primi firmatari, oltre al vertice
    della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e delle principali associazioni ambientaliste che si sono fatti promotori  dell’appello
    – Greenpeace Italia, Legambiente, Kyoto Club e WWF Italia – ci sono, tra gli altri, anche quelli di ANEV, ACLI, ARCI, CGIL, CIC, CNR,
    IGAG-CNR, Federbio, Forum Terzo Settore, Fondazione, Fillea CGIL, Libera, Banca Etica, Symbola, Slow Food, Italia Solare,
    Fondazione Symbola, Forum Disuguaglianza e Diversità, UNCEM, docenti e ricercatori di diverse atenei – Università La Sapienza di
    Roma, Stanford University, Politecnico di Milano, Università di Bologna, di Palermo, IULM di Milano, Roma Tre, Università di
    Firenze, Politecnica delle Marche, Bicocca di Milano, Università di Verona, Università Parthenope di Napoli, Tuscia, Scuola Superiore
    Sant’Anna di Pisa – la Società Meteorologica Italiana. ↩︎