Stavolta abbiamo le prove: la maggioranza degli italiani è contro le trivelle e un ampio numero di persone, quasi il 50% degli interpellati, si dice pronto a votare i quesiti referendari che allontanerebbero l’ombra del petrolio dai nostri mari. È quanto emerge dal sondaggio che abbiamo commissionato all’Istituto Ixè.

Già oggi, nonostante la scarsa informazione mediatica, il 47% si dichiara certo di andare a votare ad un eventuale referendum.

La propensione al voto è particolarmente alta tra gli elettori della sinistra, del Movimento 5 Stelle e del PD. Sommando a questo 47% una quota ulteriore di intervistati che ritengono largamente probabile la loro partecipazione al voto, il quorum sembra essere un obiettivo raggiungibile.

Action at Italian Oil Platform "Sarago Mare" in the Adriatic Sea.

Greenpeace activists protest in front of the Italian oil platform “Sarago Mare” in the Adriatic Sea, at 3 nautical miles from the shore. The activists act like tourists in front of the oil rig to highlight how in the future the view from the Italian coast could be. The activists also unfurl a floating banner with the text “Stop Trivelle” (“Stop Oil Drilling”).
Greenpeace asks the Italian government to stop all the new concessions for oil drilling and to start investing money in renewable energy.

E tra quanti andrebbero a votare, il 47% si dichiara contro le trivelle, mentre solo il 18% è favorevole alle estrazioni di gas e petrolio in mare (il 29% è indeciso, il 7% non risponde).

Cosa pensano i cittadini delle estrazioni in mare?

L’89% ritiene che le trivelle siano pericolose per la fauna marina, l’81% pensa che inquinino il mare, per il 78% porterebbero danni alla pesca, mentre per il 72% sarebbero pericolose per la popolazione residente lungo le coste.

Anche sui presunti vantaggi economici del folle piano fossile di Renzi gli italiani hanno le idee chiare: per il 54% degli intervistati le riserve estratte coprirebbero solo una quota modesta del consumo nazionale di petrolio… e come dar loro torto visto che per il MISE sotto i nostri fondali vi sono riserve certe equivalenti ad appena 7-8 settimane di consumi nazionali?

Il 65% ritiene inoltre che a trarre vantaggio dalle estrazioni sarebbero solo le compagnie petrolifere.

Che gli italiani non siano d’accordo a trivellare i nostri mari, deve averlo “fiutato” anche il  Governo, che ha infatti presentato proprio in questi giorni alcuni emendamenti al testo della legge di Stabilità per scongiurare il referendum promosso dalle Regioni sulle estrazioni di petrolio e gas.

Insomma, dopo aver rivendicato l’intenzione di sfruttare fino all’ultima goccia del nostro (pessimo) petrolio, oggi Renzi deve essersi accorto che ad opporsi ai suoi piani non erano e non sono solo “tre o quattro comitatini” e sembra voler fare in fretta e furia marcia indietro.