Un’altra vittoria contro il Deep Sea Mining: il neoeletto governo norvegese ha rifiutato di concedere le licenze per le estrazioni minerarie nelle acque dell’Artico almeno fino alla fine del 2029!

Dove eravamo rimasti 

Lo scorso anno, dopo le forti pressioni da parte di attivisti, scienziati e comunità internazionale, il governo norvegese aveva accettato di fermare la concessione delle licenze per le estrazioni nelle acque dell’Artico. Dopo le elezioni, tuttavia, il nuovo governo sembrava essere di un altro avviso, tanto da voler rilanciare questo progetto distruttivo. L’obiettivo era aprire all’estrazione mineraria un’area grande quasi quanto l’Italia: una zona che si trova nell’Artico, tra le Svalbard e l’isola di Jan Mayen, a est della Groenlandia, uno degli ultimi luoghi incontaminati per la vita marina artica.

Le proteste hanno avuto successo (e non solo in Norvegia)!

Nelle ultime settimane, però, qualcosa è cambiato. Sostenute da movimenti ambientalisti – tra cui Greenpeace – e dalla comunità internazionale, le trattative avviate dall’opposizione per fermare l’avvio delle estrazioni minerarie in acque profonde hanno dato i loro frutti: il Deep Sea Mining non andrà a intaccare i preziosi ecosistemi marini dell’Artico! Qualunque tentativo da parte di questa industria di sfruttare i fondali marini sarà fermato sul nascere almeno per altri 4 anni. Lo stesso governo norvegese l’ha definita “la più grande vittoria ambientale degli ultimi decenni”.

E c’è un’altra buona notizia: a novembre anche il governo delle Isole Cook (situate nel Pacifico) ha annunciato che qualsiasi progetto di estrazione mineraria in acque profonde verrà rinviato almeno fino al 2032: una prova della crescente opposizione a questa industria distruttiva e della forza della protesta!

MY Arctic Sunrise off the UN Ocean Conference, France. © Maïté Baldi / Greenpeace
© Maïté Baldi / Greenpeace

Il Deep Sea Mining non deve essere permesso né ora né mai

Le estrazioni minerarie in acque profonde nascono con un intento ben preciso: setacciare fondali incontaminati con macchinari giganteschi per estrarre metalli come cobalto, manganese e nichel da usare per produrre batterie per automobili, telefoni, computer e armi.

Estrarre minerali dai fondali oceanici è estremamente rischioso perché gli impatti sono molto difficili da prevedere. Secondo gli scienziati, mentre i minerali vengono pompati sulle navi attraverso centinaia di metri di tubi, le acque reflue e i detriti finirebbero scaricati nell’oceano formando grandi nubi di sedimenti che potrebbero sconvolgere la vita sottomarina, compromettendo l’orientamento di specie marine come balene, tonni e squali.

Uno studio pubblicato su Nature Ecology and Evolution ha testato l’impatto delle attività minerarie in un’area compresa tra il Messico e le Hawaii, nota come zona Clarion-Clipperton: i ricercatori hanno rilevato che, nell’arco di cinque anni, nelle zone interessate dalle attività di estrazione dei metalli il numero di animali è diminuito del 37% e la diversità delle specie è calata del 32%.

L’estrazione mineraria in acque profonde inoltre potrebbe addirittura interferire con i processi naturali con i quali gli oceani sequestrano e immagazzinano il carbonio, aggravando la crisi climatica.

Fermare sul nascere il Deep Sea Mining è fondamentale per proteggere non solo mari e oceani, ma il pianeta stesso!

Activists Place a Banner to 'Stop Deep Sea Mining' in the Arctic. © Greenpeace / Bianca Vitale
© Greenpeace / Bianca Vitale

Chiediamo una moratoria internazionale per proteggere mari e oceani una volta per tutte!

Pescatori, attivisti, scienziati e comunità internazionale hanno ottenuto un risultato straordinario: insieme sono riusciti a bloccare sul nascere un’attività distruttiva che minaccia gli ecosistemi marini.

Grazie alle proteste, il governo norvegese ha bloccato l’apertura prevista per l’estrazione mineraria in acque profonde nelle acque artiche per almeno altri 4 anni, ma non è ancora abbastanza. Se vogliamo mettere al sicuro il nostro pianeta blu, serve una protezione a lungo termine: una moratoria internazionale.

Oltre 40 Paesi l’hanno già appoggiata, ma l’Italia non è tra questi. Cosa aspettiamo a schierarci anche noi contro il Deep Sea Mining? Mari e oceani sono troppo importanti per essere saccheggiati in nome del profitto: dobbiamo fermare le estrazioni in acque profonde sul nascere e anche l’Italia deve aderire al più presto alla moratoria internazionale!

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Insieme possiamo chiedere al governo italiano
di opporsi allo sfruttamento dei fondali marini!