Due settimane nell’Alto Adriatico per la nave di Greenpeace, Rainbow Warrior, che è ormeggiata da ieri alle Zattere, nel cuore della città lagunare.

La parte settentrionale del Mar Adriatico è un’area particolarmente “calda” da un punto di vista climatico e ambientale. Qui siamo testimoni degli innumerevoli e gravissimi effetti dell’azione antropica sul territorio, sul clima e sulla salute delle persone. Acqua alta a Venezia, contaminazione delle falde acquifere con sostanze chimiche, inquinamento atmosferico delle centrali a carbone e trivellazioni in mare che aggravano la nostra dipendenza dalle fonti fossili. 

Giovedì 12 maggio alle 11,30 Greenpeace e ReCommon hanno organizzato sulla nave una conferenza dal titolo “Giustizia climatica adesso!” con esponenti di associazioni e comitati locali. Un incontro aperto al pubblico e alla stampa per dare voce alle testimonianze di chi è in prima linea per proteggere il proprio territorio e la propria comunità. Dalle vertenze locali ai grandi tribunali internazionali è ormai chiaro che la giustizia climatica e ambientale e la giustizia sociale sono due facce della stessa medaglia. L’evento sarà trasmesso in streaming sul canale Youtube di Greenpeace Italia (https://www.youtube.com/GreenpeaceItaly).

Dal 13 al 20 maggio l’equipaggio  della Rainbow Warrior, insieme al CERT dell’Università di Padova, sarà invece impegnato in attività di ricerca scientifica sui cetacei nelle aree limitrofe al Parco del Delta del Po.

Sabato 21 e domenica 22 maggio l’ammiraglia di Greenpeace sarà nuovamente a Venezia, a Riva San Biagio, visitabile dal pubblico, senza necessità di prenotazione, dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 19. Le persone potranno visitare i ponti esterni della nave con mascherina FFP2 indossata, conoscere le attività dell’associazione ambientalista e firmare la petizione europea per vietare le pubblicità dei responsabili della crisi climatica

La nave partirà poi alla volta di Trieste per l’ultima tappa del tour, incentrata sugli impatti dei cambiamenti climatici in mare. Anche l’Area Marina protetta di Miramare aderisce infatti al progetto “Mare caldo” di Greenpeace, una rete di monitoraggio che prevede l’installazione di termometri per misurare l’aumento della temperatura del mare. 

Le coste del versante italiano dell’Alto Adriatico sono tra le più minacciate in Italia da una varietà di fattori, come spiega il briefing “Venezia non affonda a caso” diffuso oggi da Greenpeace.