Parte oggi nelle scuole e nelle università italiane il primo studio condotto nel nostro Paese su un ampio campione di studentesse e studenti per indagare la diffusione della solastalgia, disturbo conosciuto anche come “ecoansia” e relativo alle conseguenze traumatiche e psicopatologiche che gli eventi legati alla crisi climatica possono avere sulla popolazione giovanile. L’indagine è promossa da Greenpeace Italia, ReCommon, Unione degli universitari (UDU) e Rete degli studenti (RdS), con il supporto scientifico dell’Istituto Europeo di Psicotraumatologia e Stress Management (IEP).

Nell’ambito della campagna “Chiedimi come sto” di UDU e RdS, lanciata nel post pandemia in Italia per prendersi cura della salute mentale delle giovani generazioni, le organizzazioni promuoveranno nelle scuole e nelle università italiane la compilazione di un questionario da parte di migliaia di studenti per comprendere l’impatto che la crisi climatica e i sempre più frequenti eventi meteorologici estremi hanno sulla salute degli under 35 del nostro Paese.

«Questo studio ci permetterà di acquisire dati basati sulle evidenze scientifiche al fine di sensibilizzare le istituzioni politiche affinché adottino misure pratiche a sostegno delle presenti e future generazioni», dichiara Rita Erica Fioravanzo, presidente dell’Istituto Europeo di Psicotraumatologia e Stress Management. «Uno studio di questa importanza svolto in Italia potrà inoltre costituire un modello da replicare nei Paesi del Mediterraneo massimamente afflitti dalle disastrose conseguenze del cambiamento climatico».

L’Istituto Europeo di Psicotraumatologia e Stress Management ha affidato la progettazione di questo studio a un team guidato dal prof. Krzysztof Szadejko, docente universitario e direttore del Dipartimento di Metodologia e Ricerca dello IEP. Nel questionario sono stati inseriti i test validati empiricamente per conoscere in maniera obiettiva le conseguenze che la preoccupazione e la paura per il cambiamento climatico hanno sulla salute mentale dei giovani: ansia, depressione, pessimismo, perdita di speranza riguardo al futuro e molte altre condizioni sfavorevoli al sano e soddisfacente sviluppo delle giovani generazioni. 

«Viviamo sempre più spesso sulla nostra pelle eventi estremi come ondate di calore, incendi, alluvioni che, oltre a causare ingenti danni materiali, hanno anche impatti meno visibili ma altrettanto pericolosi per le nostre vite, come l’ecoansia», dichiara Simona Abbate, della campagna Clima ed Energia di Greenpeace Italia. «Gli effetti sulla salute mentale della crisi climatica dovrebbero essere annoverati tra i crimini di cui l’industria fossile è responsabile e di cui chiediamo conto, anche in tribunale, alle compagnie dell’oil&gas come ENI».

«La nostra generazione vive sulla propria pelle ogni giorno i risultati di una politica negazionista che non vuole riconoscere gli effetti del cambiamento climatico e non fa nulla per invertire la rotta rispetto al collasso del nostro pianeta. L’obiettivo di questo studio è proprio quello di rimettere al centro la questione climatica e le conseguenze che ha sulla salute mentale dei giovani. Non possiamo più aspettare, la solastalgia deve essere riconosciuta», dichiarano l’Unione degli Universitari e la Rete degli Studenti Medi.


Il report e i risultati che emergeranno da questa indagine su ampio spettro saranno resi noti a settembre dalle organizzazioni che promuovono l’iniziativa.