credit © Greenpeace / Stefano Montesi

Questa mattina un gruppo di attiviste e attivisti di Greenpeace Italia ha aperto uno striscione rosso sangue nella fontana dell’Acqua Paola del Gianicolo a Roma con la scritta “Fermate il bagno di sangue a Gaza” e mostrato i messaggi in inglese “Save Gaza” e “Stop genocide” per denunciare il massacro in corso nei territori palestinesi da ormai 20 mesi, con la complicità del governo italiano. Infatti, nonostante l’esecutivo abbia dichiarato di avere sospeso le nuove autorizzazioni all’export di armi verso Israele dopo il 7 ottobre, l’invio del materiale bellico non si è mai fermato, mentre l’Italia continua ad acquistare forniture militari da Israele (compresa la tecnologia per gli aerei spia G550 Caew).

L’azione di Greenpeace si inserisce all’interno della mobilitazione della società civile contro il Memorandum di intesa militare tra Italia e Israele in vigore dal 2005, in gran parte coperto dal segreto militare, che definisce la cooperazione militare tra i due Paesi e che, secondo quanto appurato da una diffida formale di 10 giuristi alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e ai ministri degli Esteri e della Difesa, si rinnoverà in automatico l’8 giugno. 

«Chiediamo al governo Meloni di revocare il Memorandum di intesa militare tra Italia e Israele e di interrompere qualsiasi collaborazione bellica con il governo guidato da Benjamin Netanyahu, affinché il nostro Paese non sia complice di crimini contro l’umanità», dichiara Alessandro Giannì di Greenpeace Italia. «Se l’Italia non bloccherà ogni trasferimento di materiale bellico da e verso Israele, dovrà rispondere di favoreggiamento al genocidio».

Greenpeace chiede al governo italiano azioni concrete per porre fine alla strage della popolazione palestinese ormai allo stremo e arrivare a un cessate il fuoco immediato, incondizionato e permanente per fermare l’assalto ai civili e all’ambiente; il rilascio da parte di Hamas di tutti gli ostaggi; il rilascio da parte di Israele di tutti i palestinesi detenuti illegalmente. L’associazione ambientalista chiede inoltre l’imposizione di sanzioni mirate e di un embargo completo sulle armi, applicato dalla comunità internazionale; la consegna, senza impedimenti, degli aiuti da parte delle Nazioni Unite e di altre organizzazioni umanitarie; la fine dell’occupazione illegale della Palestina. Greenpeace sostiene un futuro in cui Israele e Palestina vivano fianco a fianco in pace, all’interno di confini riconosciuti, nel rispetto del diritto internazionale e delle risoluzioni ONU in materia.