Commentando i dati del Climate Risk Index (CRI) presentati da Germanwatch alla COP30 di Belém, Simona Abbate di Greenpeace Italia dichiara: 

«Questi numeri sono un atto d’accusa contro l’inerzia climatica globale e confermano l’urgenza di azioni concrete da parte dei leader politici, non solo di dichiarazioni. Alla COP30 servono roadmap vincolanti per accelerare l’uscita dai combustibili fossili, fermare la deforestazione entro il 2030, finanziare l’adattamento alla crisi climatica e le compensazioni per le perdite nei paesi più vulnerabili. Chiediamo all’Italia di introdurre nella prossima Legge di Bilancio una tassa sugli extra-profitti delle compagnie fossili. Gli utili miliardari dell’ultimo decennio del settore devono essere destinati alla transizione energetica e all’adattamento climatico. È ora di passare dalle parole ai fatti. La giustizia climatica richiede di far pagare chi inquina».

L’indice registra oltre 9.700 eventi meteorologici estremi tra il 1995 e il 2024, con più di 830.000 vittime e oltre 4.500 miliardi di dollari di danni diretti, confermando che la crisi climatica non è un’ipotesi futura, ma una drammatica realtà che stiamo già subendo. 


Per Greenpeace, la classifica dell’indice di rischio climatico non è una semplice graduatoria, ma una radiografia impietosa di un pianeta in crisi, che svela due verità scomode e profondamente interconnesse. La prima è che nessuno si può considerare al sicuro: anche nazioni come Francia, Italia e Stati Uniti sono tra le 30 più colpite al mondo, con eventi estremi che hanno già causato morti e danni record negli ultimi anni, come quelli causati nel nostro Paese dalle ondate di calore estive e dalle alluvioni in Emilia-Romagna. La seconda verità rappresenta il cuore di una scandalosa ingiustizia sociale: sono i più vulnerabili a pagare il prezzo più alto, dal momento che la parte alta della classifica è sistematicamente occupata da paesi del Sud del mondo, come Dominica, Myanmar, Haiti, Filippine, India e Libia. Questi paesi, responsabili di pochissime emissioni storiche di gas serra, subiscono le conseguenze più catastrofiche, con eventi che distruggono vite e mezzi di sussistenza in maniera ricorrente e devastante.