
Greenpeace Italia denuncia la situazione ancora critica a Versa, nel Goriziano, dove a una settimana dall’alluvione si continua a lavorare per liberare le strade e le case dal fango, nonostante la bora e le temperature rigide. Le forniture di energia elettrica e di gas iniziano a essere lentamente ripristinate nelle abitazioni, dove gli impianti sono stati danneggiati dall’acqua a seguito dell’esondazione del fiume Judrio, ma restano da sgomberare ancora diverse case e attività commerciali. Per chi è già riuscito a ripulire, ora è il momento di affrontare ulteriori spese per sostituire i mobili e gli elettrodomestici persi nell’alluvione.
Da mercoledì 19 a domenica 23, anche un’unità di undici volontarie e volontari di Greenpeace arrivati da tutta Italia, che si è unita alle Brigate di Solidarietà Attiva, ha aiutato la popolazione di Versa a pulire più di venti case dal fango con l’uso di idropulitrici, generatori e bidoni aspiraliquidi. Come raccontano gli abitanti sentiti da Greenpeace, l’alluvione ha danneggiato in modo irreversibile tutto ciò che avevano in casa, mobili, oggetti e beni personali con un valore spesso non solo economico ma anche affettivo.
«È stata una situazione abbastanza pesante, anche da un punto di vista mentale, abbiamo perso tutto nel giro di un quarto d’ora, però grazie alle persone che sono venute ad aiutarci da tutta Italia ci stiamo risollevando», spiega Edoardo, abitante di Versa.
«Mentre continuano gli interventi per ripulire strade e case, e le persone colpite provano a riprendersi dallo shock dell’alluvione, inizia la conta dei danni causati dall’ennesimo evento climatico estremo la cui responsabilità principale è attribuibile alle emissioni di gas serra delle aziende del petrolio e del gas, con la complicità del governo, che protegge uno status quo fatto di interessi privati e sfruttamento dei territori», dichiara Federico Spadini della campagna Clima di Greenpeace Italia. «Solo pochi giorni fa il vertice mondiale sul clima di Belém (COP30) si è chiuso con un fallimento, senza una roadmap condivisa per l’abbandono dei combustibili fossili e con il governo italiano che si è impegnato per sabotare un accordo ambizioso. Quello che è successo in Friuli-Venezia Giulia è un monito: continuare a rimandare l’azione per il clima significa mettere a rischio la vita di cittadine e cittadini».
Greenpeace chiede al governo italiano di rivedere le sue politiche climatiche, tassare gli extra profitti delle industrie fossili per finanziare la prevenzione, la messa in sicurezza dei territori e la transizione energetica, nonché di predisporre interventi urgenti per aiutare le comunità alluvionate. Proprio per proteggere le persone dagli eventi climatici estremi che anche in Italia sono ormai sempre più frequenti e violenti, l’associazione ambientalista ha di recente proposto di introdurre nella legge di bilancio al momento in discussione una tassazione straordinaria sugli extra-profitti delle aziende fossili, principali responsabili della crisi climatica, per farle pagare per i danni che stanno causando.


