Lanciato un progetto pilota con energia rinnovabile nell’ospedale di Horenka

Pannelli solari al posto delle bombe. Anche Greenpeace ha deciso di contribuire alla ricostruzione dell’Ucraina e ha scelto di farlo all’insegna della sostenibilità, per dimostrare che la ricostruzione verde è possibile anche in tempo di guerra. Siamo partiti dall’ospedale di Horenka, un villaggio vicino alla martoriata Bucha, che lo scorso 24 febbraio si è svegliato sotto le bombe russe. Nel marzo 2022, l’edificio è stato colpito da una granata e ha riportato danni al sistema di riscaldamento.

The destruction of Horenka village

Con le associazioni ucraine Ecoaction, Ecoclub e Victory of Ukraine abbiamo promosso un progetto per installare un impianto solare fotovoltaico associato con una pompa di calore geotermica e batterie, all’interno della clinica. Grazie alle tecnologie verdi, all’inizio di febbraio l’ospedale è tornato a funzionare a pieno regime, aumentando la sua indipendenza energetica e riducendo le sue emissioni di CO2.

I benefici sono climatici ed economici

Ospedale di Horenka

Anche i costi delle bollette scenderanno nettamente: i 56 mila euro spesi per il nuovo impianto saranno interamente recuperati in 6-7 anni grazie al risparmio energetico. Il nuovo sistema potrà coprire fino al 70 per cento del consumo energetico della clinica (in caso di connessione alla rete con scambio di elettricità), con un risparmio dell’80 per cento dei costi. In queste settimane, l’ospedale non ha più dovuto accendere il suo inquinante generatore diesel: i nuovi pannelli fotovoltaici hanno fornito l’elettricità anche durante i blackout, grazie alle batterie, consentendo il funzionamento delle apparecchiature critiche 24 ore su 24, sette giorni su sette.

Con questo progetto pilota, abbiamo voluto dimostrare che l’energia solare può garantire la sicurezza energetica.Tutti gli edifici da ricostruire in Ucraina – abitazioni, scuole, ospedali – potrebbero utilizzare tecnologie verdi e misure di efficienza energetica per ridurre i costi delle bollette e l’impatto sul clima.  Per questo chiediamo alla Commissione Europea di inserire i pannelli solari e le pompe di calore nel pacchetto di aiuti per l’Ucraina. E alle autorità ucraine proponiamo di includere le apparecchiature solari e le pompe di calore nell’elenco degli aiuti.

Denys Tsutsaiev, Greenpeace CEE campaigner.

Dobbiamo prendere in considerazione tecnologie efficienti dal punto di vista energetico, che non facciano solo risparmiare soldi, ma riducano anche le emissioni di CO2 e il nostro impatto negativo sull’ambiente”, spiega Denys Tsutsaiev di Greenpeace Central and Eastern Europe. “Non vogliamo che i fondi stanziati per la ricostruzione dai partner internazionali siano spesi per vecchie tecnologie inquinanti. Ecco perché abbiamo deciso di mostrare l’efficienza delle pompe di calore in questo contesto”.

Il nostro obiettivo è trovare città partner in Europa che siano pronte ad aiutare le comunità locali ucraine nella ricostruzione ecologica. Il principio fondamentale della ricostruzione dovrebbe essere ‘Build Back Better’ (ricostruire meglio),” aggiunge Tsutsaiev

L’auspicio è presentare almeno altri cinque progetti di ricostruzione verde, più grandi e ambiziosi. Con la speranza che, nel frattempo, le armi cedano il posto ai negoziati di pace.