Inizia il processo della Giusta Causa! La più grande multinazionale fossile italiana ha scelto tra i consulenti anche chi ha negato la crisi climatica
Il 16 febbraio ci sarà la prima udienza della nostra causa civile contro ENI. Lo scorso 9 maggio insieme a ReCommon e 12 cittadine e cittadini abbiamo portato ENI in tribunale, con Cassa Depositi e Prestiti e Ministero dell’Economia e delle Finanze in qualità di suoi azionisti, per costringere l’azienda a ridurre le sue emissioni. Chiediamo che ENI riveda la propria strategia industriale per rispettare l’Accordo di Parigi sul clima e che vengano riconosciute le sue responsabilità nella crisi climatica. Il 16 febbraio il giudice riceverà i documenti ricevuti da entrambe le parti a processo e deciderà sulle sorti della causa.
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Come si difende ENI
Nell’ambito del contenzioso climatico, ENI ha chiesto una consulenza tecnica a personalità tutt’altro che indipendenti. Tra questi c’è addirittura chi, a più riprese, ha espresso posizioni negazioniste in fatto di riscaldamento globale. Parliamo di Carlo Stagnaro, attuale direttore degli studi e delle ricerche dell’Istituto Bruno Leoni, think tank liberista noto anche per aver assunto a sua volta, in più occasioni, posizioni antiscientifiche sulla crisi climatica.
Negli anni Stagnaro ha sostenuto tesi negazioniste diffondendo anche in Italia teorie senza fondamento sui cambiamenti climatici; lasciandosi andare a duri strali contro l’IPCC, ovvero la massima autorità scientifica in materia a livello globale; e intessendo una fitta rete di rapporti con le più note organizzazioni negazioniste globali, con tanto di partecipazione a eventi di “divulgazione” organizzati da think tank che da decenni lavorano per spargere dubbi sull’origine antropica dei cambiamenti climatici (se non addirittura per cercare di confutarla).
Oltre a Stagnaro, ENI ha inoltre scelto tra i propri consulenti Stefano Consonni, professore ordinario di Sistemi per l’energia e l’ambiente del Dipartimento di Energia del Politecnico di Milano, presentato come esperto “indipendente” nonostante le sue collaborazioni pluridecennali con le più grandi aziende globali dei combustibili fossili, come Exxon, BP e la stessa ENI. Un legame profondo e consolidato, quello tra Consonni e il mondo delle società energetiche, che lo ha portato a fare consulenze nonostante il suo ruolo di docente universitario e dipendente pubblico, tanto che nel 2021 l’accademico è stato condannato in primo grado a risarcire al Politecnico di Milano, di cui era dipendente, l’importo di 250 mila euro per aver svolto, senza autorizzazione dell’università, incarichi in favore di società profit.
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Consulenze attendibili?
Ci chiediamo se si possa ritenere attendibile, nell’ambito di una causa sul clima, la consulenza di chi ha sposato in prima persona posizioni negazioniste in fatto di cambiamenti climatici. Si può ritenere inoltre libero di giudizio un esperto chiamato a dare un parere in merito all’operato di una azienda fossile se questo stesso esperto ha ricevuto in passato compensi da questa stessa compagnia?.
Ci auguriamo che il giudice rigetti le numerose e pretestuose obiezioni mosse da ENI e dalle altre parti e istruisca invece il processo, permettendo un ampio confronto che porti a un radicale cambiamento nelle strategie industriali dell’azienda, facendone un protagonista nel contrasto alla crisi climatica anziché uno dei principali responsabili.
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