L’indagine giornalistica internazionale “Forever Lobbying Project”, coordinata dal quotidiano francese Le Monde, ha rivelato oggi un’enorme campagna di lobbying e disinformazione orchestrata dall’industria dei PFAS e dai suoi alleati in questi mesi per ostacolare la proposta europea di restrizione dei PFAS, un noto pericolo per l’ambiente e la salute pubblica. Si tratta di uno scandalo enorme che dimostra l’entità degli interessi industriali ed economici in gioco legati ai PFAS.

Per oltre un anno, il team di 46 giornalisti di 16 Paesi, inclusa l’Italia, ha investigato sul ruolo delle lobby di numerosi settori industriali, sia riconducibili ad aziende produttrici di PFAS, sia ad aziende che impiegano queste sostanze nei processi industriali. Ecco cosa hanno scoperto.

Notizie false e fuorvianti per sminuire i rischi dei PFAS

Dei cosiddetti “mercanti di dubbi” da tempo utilizzano argomenti allarmistici, falsi, fuorvianti o potenzialmente disonesti ricorrendo alle tattiche usate da decenni dai lobbisti dell’industria del tabacco, dei combustibili fossili e di altri prodotti chimici e pesticidi. 

Tra queste, ci sono tentativi di sminuire le prove scientifiche relative alla pericolosità dei PFAS, campagne di comunicazione che evidenziano la necessità dei PFAS nei processi produttivi, che gonfiano i costi delle alternative, minacciano gravi perdite di posti di lavoro e perdita di competitività per i settori industriali in caso di divieti e restrizioni.

L’obiettivo di questa massiccia campagna di lobbying è indebolire la proposta per vietare l’uso e la produzione di PFAS promossa a febbraio 2023 da cinque paesi europei, e attualmente in discussione a livello comunitario.

Un esempio italiano

Di recente anche in Italia abbiamo assistito a tentativi di “nobilitare” i PFAS: non solo nel famoso rapporto stilato da Draghi sul rilancio dell’Unione Europea, ma anche nell’ambito del processo Miteni in Veneto, una delle aree più inquinate da PFAS in Europa.

Nelle loro deposizioni in tribunale, alcuni consulenti delle società imputate per l’inquinamento da PFAS, hanno minimizzato gli impatti sanitari sulla popolazione. 

Chi paga i costi ambientali e sanitari dei PFAS

L’indagine ha rivelato per la prima volta il costo impressionante che servirebbe per la bonifica dei PFAS in Europa, se l’uso di queste sostanze fosse consentito come lo è oggi: 2.000 miliardi di euro in un periodo di 20 anni, oltre 2.000 milioni di euro all’anno. A questi si aggiungono già oggi circa tra i 52 e gli 84 miliardi di euro in costi sanitari all’anno solo in Europa. Una cifra enorme.

I PFAS (composti poli e perfluoroalchilici), sono sostanze chimiche prodotte da poche aziende, ampiamente utilizzate nei prodotti di consumo, nei processi industriali, dagli imballaggi in carta all’isolamento dei cavi degli aerei.

Queste sostanze, alcune delle quali sono cancerogene, sono pressoché indistruttibili e sono state collegate a tumori, alterazioni del sistema immunitario e ormonale, infertilità e altre malattie. È oggi possibile trovare queste sostanze tossiche nelle acque potabili e minerali, nel cibo e nell’aria che respiriamo. In Italia, le nostre indagini hanno trovato la presenza di PFAS nei corsi d’acqua di 16 regioni

L’Europa ascolti la comunità scientifica, non le lobby

Secondo gli scienziati, le autorità di regolamentazione e la società civile, i PFAS sono il “veleno del secolo”, che ha creato tra le peggiori crisi di inquinamento che l’umanità abbia mai affrontato.

Alla politica europea, inclusa quella italiana, chiediamo di non farsi condizionare dalle lobby ma ascoltare la comunità scientifica e vietare, nel più breve tempo possibile, l’uso e la produzione dei PFAS per proteggere l’ambiente e la salute pubblica da questi veleni!

Aiutaci a chiedere una legge contro i PFAS!