
Shein è l’emblema del fast fashion. Sovrapproduzione, capi di bassa qualità destinati a diventare rifiuti, sfruttamento della manodopera, idee copiate dalle passerelle. Il risultato? Migliaia di capi messi in vendita ogni giorno – in alcuni casi si parla di oltre 10.000 – molti dei quali disponibili solo per poche settimane.
In questo quadro, però, si inserisce un altro dato preoccupante. Lo avevamo scoperto con la nostra precedente indagine ed è stato confermato con la nuova, appena uscita (Shame on you, Shein!): negli abiti di Shein continuano a esserci sostanze tossiche, pericolose per la salute e per l’ambiente.
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L’inchiesta del 2025 conferma quanto avevamo scoperto nel 2022
Nel 2022, Greenpeace aveva rilevato sostanze chimiche pericolose al di sopra dei limiti normativi dell’UE (REACH) in 7 dei 47 prodotti Shein testati.
Nel frattempo, messa di fronte all’evidenza della contaminazione da sostanze tossiche dei suoi vestiti, Shein si era impegnata a migliorare. Ci è riuscita? Per rispondere a questa domanda abbiamo testato di nuovo i prodotti Shein. Ecco cosa abbiamo scoperto.

I vestiti di Shein sono contaminati da sostanze tossiche tra cui metalli pesanti e formaldeide
Abbiamo acquistato 56 capi di abbigliamento e scarpe da Shein in otto paesi e li abbiamo fatti analizzare presso un laboratorio indipendente. I risultati sono allarmanti:
- 18 dei 56 prodotti (ovvero il 32%) contengono sostanze pericolose oltre i limiti stabiliti dal Regolamento europeo per le sostanze chimiche (REACH). I prodotti analizzati includono vestiti per bambini.
- 7 prodotti (giacche) hanno superato i limiti PFAS fino a 3.300 volte
- 14 prodotti hanno superato i limiti per i ftalati, 6 di 100 volte o più.
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Quali sono le sostanze tossiche oltre i limiti di legge rilevate nei capi di Shein
Ftalati: trovati in 14 prodotti
collegati a problemi di crescita, fertilità e sviluppo infantile. Sono inoltre tossici per la vita acquatica, con impatti a lungo termine sulla biodiversità.
PFAS: trovati in 7 prodotti
I PFAS sono sostanze chimiche tossiche che persistono nell’ambiente contaminando falde acquifere, fiumi, oceani. Possono compromettere la fertilità e lo sviluppo infantile, indebolire il sistema immunitario e compromettere la funzionalità epatica e renale. L’esposizione ai PFAS può aumentare anche il rischio di disturbi della tiroide e del metabolismo.
Metalli pesanti (piombo e cadmio): trovati in 2 prodotti
Il piombo (pb) è particolarmente dannoso per i bambini: può influenzare lo sviluppo cerebrale, il QI, l’apprendimento e il comportamento, danneggiare il sistema nervoso, i reni e gli organi riproduttivi, e influire sull’equilibrio ormonale.
Il cadmio (cd) è un potenziale cancerogeno che può danneggiare reni, polmoni, fegato, sistema cardiovascolare e nervoso, oltre a influire negativamente sulla fertilità e sul peso alla nascita. Entrambi sono tossici per gli organismi acquatici e possono risalire la catena alimentare finendo nel cibo che mangiamo.
Alchilfenoli etossilati (apeo): trovati in 1 prodotto
Si scompongono nell’ambiente in composti pericolosi come il nonilfenolo e l’ottilfenol: sono altamente persistenti, bioaccumulabili e tossici, interferiscono con il sistema ormonale degli organismi acquatici, causano la femminilizzazione nei pesci maschi, alterano il rapporto tra i sessi e compromettono la riproduzione.
Formaldeide: trovata in 1 prodotto
Può causare danni al DNA che possono portare a cancro e malattie genetiche. È anche irritante per la pelle, gli occhi e le vie respiratorie.
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Shein oggi domina il settore del fast fashion (e non è una buona notizia)
Con circa 363 milioni di visite mensili, Shein.com è il sito web di moda più visitato al mondo: per rendere l’idea, attira più traffico di Nike ed H&M messi insieme.
Il sito offre oltre mezzo milione di modelli – venti volte la gamma di H&M.
Il segreto del suo successo è semplice: marketing aggressivo e presenza radicata su piattaforme come TikTok e Instagram incoraggiano l’acquisto compulsivo, soprattutto tra i consumatori più giovani. I prezzi, poi, sono stracciati. Il costo reale? Lo pagano l’ambiente e i lavoratori.
Il poliestere – un tessuto fatto di fibre di plastica derivato dai combustibili fossili – rappresenta l’82% delle fibre utilizzate da Shein nei suoi capi e le emissioni dell’azienda sono quadruplicate negli ultimi tre anni.
Eppure, l’ascesa di Shein sembra inarrestabile. Nonostante ripetute multe da milioni di euro, l’azienda continua a sfruttare scappatoie doganali e a violare le norme per la tutela dei consumatori e dell’ambiente, eludendo i controlli sulle sostanze chimiche e contribuendo a generare enormi quantità di rifiuti tessili.
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I brand come Shein non sono intenzionati a cambiare davvero: servono leggi anti-fast fashion vincolanti!
I risultati delle nostre analisi mostrano una realtà innegabile: malgrado nel 2025 Shein abbia affermato di aver apportato importanti miglioramenti alla sua gestione chimica, la sua “autoregolamentazione volontaria” è del tutto inutile. Shein sembra incapace di controllare le sostanze chimiche utilizzate nei prodotti venduti sulla sua piattaforma.
Per fermare la sovrapproduzione di colossi come Shein, mitigare gli impatti dannosi del fast fashion sull’ambiente e proteggere le persone da sostanze chimiche tossiche servono leggi precise e vincolanti. Chiedile insieme a noi al nostro governo: facciamo passare di moda il fast fashion!
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