
Nel primo giorno del World Economic Forum (WEF), tredici attivisti e attiviste di Greenpeace provenienti da tutta Europa hanno bloccato i delegati in arrivo all’eliporto sul Lago di Davos, in Svizzera. Con questa protesta pacifica l’associazione ambientalista ha voluto denunciare l’irresponsabilità delle élite inquinanti e chiedere ai governi di tassare i super-ricchi per finanziare azioni a favore della giustizia climatica e sociale.
«È un oltraggio che politici e amministratori delegati delle aziende più grandi al mondo si riuniscano a Davos per discutere all’infinito mentre il mondo brucia a causa della crisi climatica e le persone lottano per una vita dignitosa», dichiara Clara Thompson, portavoce di Greenpeace a Davos. «Disuguaglianze economiche e crisi ambientali sono intrinsecamente legate: se vogliamo risolverle i super-ricchi devono pagare la loro giusta quota di tasse. I soldi non mancano, ma al momento sono nelle tasche sbagliate. È ora di far pagare il conto alle élite più ricche e mettere un freno al loro stile di vita inquinante».
Secondo una nuova analisi di Greenpeace International, infatti, solamente in Europa si potrebbero raccogliere 185 miliardi di euro all’anno tassando i super-ricchi. Le entrate generate potrebbero essere investite in interventi a beneficio delle persone e del pianeta, come per esempio il risparmio energetico, i trasporti pubblici e le case green a prezzi accessibili.
La protesta di Greenpeace giunge a pochi giorni dalla conferma che il 2024 è stato l’anno più caldo mai registrato, causa di eventi meteorologici estremi sempre più frequenti e intensi, come ad esempio gli incendi di Los Angeles di questi giorni o le alluvioni in Emilia-Romagna dello scorso anno. Nel frattempo le disuguaglianze aumentano, con un divario enorme fra pochissimi super-ricchi e la maggioranza della popolazione mondiale. Sfide globali di questa portata necessitano di interventi concreti e urgenti, e non della passerella dei potenti del pianeta a Davos.
«Il 2025 offre opportunità cruciali per riformare le norme fiscali globali, e le richieste di una tassazione equa non possono più essere ignorate. Per questo Greenpeace, insieme a un’alleanza di 200 soggetti della società civile, sindacati internazionali e moltissimi Paesi del mondo, chiede una Convenzione quadro delle Nazioni Unite sulla cooperazione fiscale internazionale. I governi devono mostrare autorevolezza in questo periodo di crisi globale e andare a prendere i soldi dove veramente sono: nelle tasche dei super-ricchi», conclude Thompson.
Le foto e i video della protesta di Greenpeace a Davos si possono trovare qui QUI.
L’analisi di Greenpeace sulla tassazione dei super-ricchi in Europa si può trovare QUI.