Thai Union, azienda leader del settore ittico, proprietaria in Italia del marchio Mareblu, si è impegnata ad adottare misure per contrastare la pesca illegale e quella eccessiva, oltre a migliorare i mezzi di sussistenza di centinaia di lavoratori della propria filiera. L’annuncio di oggi arriva in seguito a una lunga campagna internazionale di Greenpeace, portata avanti anche in Italia con la campagna “Tonno in trappola”.
Gli impegni di Thai Union prevedono notevoli miglioramenti della sua strategia di sostenibilità SeaChange®, includono gli sforzi tesi a sostenere le migliori pratiche di pesca, a migliorare le altre pratiche, a ridurre quelle illegali e non etiche nella sua filiera globale, e inoltre, a portare nei mercati più importanti sempre più tonno pescato in modo responsabile.
“Questo impegno segna un enorme progresso per i nostri oceani e la vita marina, e per i diritti dei lavoratori dell’industria ittica”, afferma Bunny McDiarmid, direttore esecutivo di Greenpeace International. “Se Thai Union implementasse queste riforme, spingerebbe le altre aziende a mostrare lo stesso livello di ambizione, portando il settore verso un cambiamento davvero necessario. È giunto il momento per le altre aziende di farsi avanti e mostrare la propria leadership”.
Thai Union ha approvato un pacchetto di riforme che include gli impegni a:
- ridurre del 50 per cento – entro il 2020 – il numero dei sistemi di aggregazione per pesci (FAD) usati globalmente nella propria filiera, raddoppiando quindi la quantità di pesce catturato senza FAD disponibile sul mercato nello stesso periodo. I FAD sono oggetti galleggianti che attirano pesci e altri organismi: sono poi circondati dalle reti e ciò causa la cattura e l’uccisione di squali, tartarughe e giovani tonni;
- estendere la vigente moratoria al trasbordo del pescato in mare dalle sole imbarcazioni di Thai Union a tutte quelle dell’intera filiera, a meno che i fornitori non garantiscano nuove rigide condizioni. Il trasbordo in mare consente alle navi di continuare una spedizione di pesca per mesi o anni e spesso facilita l’attività illegale;
- garantire la presenza di osservatori indipendenti su tutte le imbarcazioni che pescano con palangari ed effettuano trasbordi di pesce in mare, per ispezionare e riferire sul potenziale sfruttamento dei lavoratori, e assicurare al 100 per cento un controllo umano o elettronico su tutti i pescherecci che pescano tonno da cui si rifornisce Thai Union;
- sviluppare un codice di condotta completo per tutti i pescherecci della propria filiera, per integrare e rinforzare il Codice di Condotta etico su Affari e Lavoro, al fine di garantire agli uomini che lavorano sulle imbarcazioni condizioni umane ed eque, con audit indipendenti, i cui risultati siano risultati accessibili al pubblico, e una chiara tempistica per assicurare che questi obiettivi siano raggiunti;
- spostare quote significative di tonno dalla pesca con i palangari a quella con la canna o lenze entro il 2020 e implementare misure stringenti per ridurre le catture accidentali. I palangari catturano e uccidono involontariamente uccelli marini, tartarughe e squali;
- passare a una piena tracciabilità digitale, consentendo ai consumatori di risalire la filiera del tonno fino al peschereccio, identificando il metodo di pesca usato.
“Thai Union ha deciso di prendere la leadership di questo cambiamento positivo, essendo una delle maggiori aziende del settore ittico del mondo”, afferma Thiraphong Chansiri, presidente e amministratore delegato di Thai Union. “Thai Union ringrazia Greenpeace per il suo impegno a collaborare a questo scopo, dal momento che entrambe le organizzazioni seguono una visione condivisa di tutela della salute dei mari, adesso e per le generazioni future.”
Greenpeace e Thai Union hanno concordato di incontrarsi ogni sei mesi per valutare i progressi e l’applicazione dell’accordo. Alla fine del 2018, una terza parte indipendente revisionerà i progressi sulla base degli impegni presi.
“Thai Union ha definito un nuovo standard per l’industria ittica per affrontare e risolvere il problema della pesca distruttiva, dello sfruttamento dei lavoratori e delle pratiche non etiche”, continua McDiarmid. “Questo è un grande giorno per le centinaia di migliaia di persone in tutto il mondo che hanno chiesto all’industria della pesca di agire per eliminare questi problemi.”
Thai Union è proprietaria dei marchi di tonno ben noti a livello globale, tra cui Mareblu, Chicken of the Sea, John West, Petit Navire, e Sealect. Circa 700.000 persone in tutto il mondo hanno chiesto a Thai Union di impegnarsi a vendere del tonno in scatola più sostenibile. Dopo l’annuncio di oggi, Greenpeace, i suoi sostenitori e un revisore indipendente continueranno a controllare Thai union e il progresso di tutta l’industria ittica, al fine di assicurare che questi impegni portino a reali cambiamenti.