Tra i tanti settori colpiti dall’emergenza Covid-19, quello del trasporto aereo è certamente uno dei più esposti. Molte compagnie aeree, al pari di alcuni aeroporti, potrebbero dover chiudere, con conseguente perdita di posti di lavoro. Nelle ultime settimane, infatti, il traffico aereo dell’Ue si è ridotto fino al 95 per cento.

La maggior parte delle compagnie aeree, a corto di liquidità, sta dunque chiedendo piani di salvataggio. Al momento, se prendiamo in considerazione le sole compagnie europee, i sussidi richiesti ammontano a più di 26 miliardi di euro, di cui più di 11 già accordati. Per questo alcuni governi hanno già deciso di concedere prestiti e garanzie alle compagnie aeree (come in Svezia e Norvegia) o prospettano la nazionalizzazione della compagnia aerea di bandiera (come da noi con Alitalia). A questi, certamente si sommeranno altri interventi pubblici, come mostra la mappa dei piani di salvataggio delle compagnie aeree realizzata da Greenpeace insieme a Transport & Environment e Carbon Market Watch.

Finora però queste forme di sostegno pubblico non sono state subordinate a vincoli di tutela ambientale. Dato particolarmente grave, dal momento che l’aviazione contribuisce sempre più cospicuamente all’emergenza climatica, con un aumento del 26 per cento di emissioni di gas serra in Europa solamente negli ultimi cinque anni.

A livello economico, il paradosso è che negli ultimi anni molti dirigenti e azionisti hanno accumulato grandi profitti, mentre lo sviluppo del settore veniva in larga parte incentivato dal sostegno pubblico: si vedano gli aiuti di stato per gli aeroporti, le compagnie aeree low cost o la costruzione di infrastrutture utili a collegare gli aeroporti con le città vicine. Ma anche esenzioni fiscali significative – come quelle sull’IVA e la tassa sul cherosene – che altre forme di trasporto più sostenibile (come le ferrovie) non hanno. Negli ultimi cinque anni le venti maggiori compagnie aeree (con sede nello Spazio Economico Europeo e nel Regno Unito) hanno guadagnato un totale complessivo di almeno 33 miliardi di euro di utili netti, pur non pagando quasi nessuna tassa sul carburante e, in alcuni Stati membri, l’IVA solo sui voli nazionali.

Il ritorno alla “normalità” non può quindi essere un’opzione: un cambiamento è necessario. Questa consapevolezza dev’essere il punto di partenza per una transizione giusta e verde nel settore dei trasporti. Ecco allora le nostre cinque richieste per una giusta transizione verso un cambiamento nel settore dell’aviazione, in favore di soluzioni di trasporto pulite e verdi:

  • Garantire i diritti dei lavoratori: i fondi di salvataggio devono andare ai lavoratori per garantire il loro reddito e la loro salute, con un fondo per la giusta transizione a sostegno della riqualificazione professionale, la riconversione industriale e l’organizzazione del ridimensionamento del settore dell’aviazione, di concerto anche con i sindacati.
  • Frenare i profitti di manager e azionisti: per un periodo di tre anni devono essere vietati flussi di cassa verso gli azionisti, come i dividendi e il riacquisto di azioni, al pari dell’aumento degli stipendi e dei bonus degli amministratori delegati. Questa deve essere una condizione fondamentale per le aziende che, per essere salvate, ricorrono ad aiuti pubblici.
  • Ridurre le emissioni: il settore dell’aviazione deve rispettare l’obiettivo dell’Accordo di Parigi sul clima. Questo comporta obiettivi annuali vincolanti di riduzione delle emissioni di gas serra, e quindi un taglio significativo della domanda di aviazione rispetto ai livelli pre-crisi.
  • Razionalizzare gli spostamenti: quando esistono collegamenti alternativi (validi in termini di tempo e con minore impatto ambientale) all’interno di un Paese o tra due Paesi vicini, i voli aerei devono essere disincentivati (fino alla possibilità di divieto), rendendo le alternative disponibili e accessibili a tutti.
  • Dare spazio alle alternative: lavorare a un piano per promuovere una migliore rete europea di treni diurni e notturni, traghetti, trasporti pubblici, infrastrutture ciclistiche e intermodalità, che comprenda un investimento pubblico senza precedenti e misure fiscali eque, che riducano le emissioni e generino entrate per l’Unione europea e i suoi Stati membri. Occorre fornire a tutti accesso a una mobilità pulita e a un maggiore turismo locale e sostenibile.