Greenpeace UK supporters and volunteers take part in a climate march in London. Part of a Global Day of Action for COP26, calling on the UK Government and world leaders to ‘Stop Failing Us’ on the climate crisis.

La Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici ha pubblicato oggi una  prima bozza del testo relativo alle decisioni finali che verranno assunte nell’ambito della COP26 di Glasgow. Un documento che allo stato attuale giudichiamo inaccettabile: non menziona affatto i combustibili fossili, nonostante tutti sappiano che è ora di chiuderla con carbone, petrolio e gas se vogliamo raggiungere gli obiettivi dell’accordo di Parigi e limitare il riscaldamento globale entro 1.5°C.

Non possiamo negare di essere molto preoccupati per la mancanza di ambizione di questo testo: di solito la prima bozza di un accordo internazionale sul clima è relativamente ambiziosa, per poi indebolirsi durante la seconda settimana di negoziati.

Cosa possiamo quindi aspettarci da una prima bozza già così debole?

Per colpa dell’ostruzionismo di chi porta avanti gli interessi legati ai combustibili fossili, la prima versione del testo ufficiale non riconosce il ruolo che queste  fonti vecchie ed inquinanti hanno nel causare la crisi climatica.

Non c’è inoltre alcun impegno concreto a porre fine alla dipendenza globale da carbone, petrolio e gas. Il testo è lungo solo 850 parole.

È una situazione inaccettabile: per questo stiamo chiedendo ai negoziatori di opporsi a Paesi come l’Arabia Saudita e l’Australia, che essendo produttori di combustibili fossili oggi stanno paralizzando le ambizioni dei negoziati in corso a Glasgow.

Per riuscire a trasformare questo appuntamento in un successo, durante questa seconda settimana di COP26 i negoziatori devono far sì che:

  • dai colloqui emerga la necessità di limitare l’aumento della temperatura globale entro 1,5°C, altrimenti i leader firmeranno una condanna per molti Paesi, e non un patto sul clima;
  • il testo dell’accordo impegni i governi a eliminare gradualmente i combustibili fossili, o non si raggiungerà l’obiettivo di 1,5°C;
  • non si ricorra a scappatoie, greenwashing o false soluzioni;
  • i governi isolino l’Arabia Saudita, l’Australia e il Brasile, e sostengano i Paesi più vulnerabili agli impatti della crisi climatica.

Non c’è scusa che tenga, se vogliamo mantenere in vita l’obiettivo 1,5°C dovranno essere aggiunte al testo le parole: “uscire dai combustibili fossili”.

Basta investire su petrolio, gas e carbone!

Alluvioni, incendi, siccità: mentre la vita sul Pianeta è sconvolta da eventi estremi causati dai cambiamenti climatici, i principali istituti finanziari, di credito e assicurativi continuano a investire nel settore dei combustibili fossili e a finanziare chi inquina, gettando benzina sul fuoco della crisi climatica. Se vogliamo limitare le conseguenze dei cambiamenti climatici e salvare 1 milione di specie a rischio dobbiamo ascoltare la scienza e tagliare subito i finanziamenti all’espansione di gas, petrolio e carbone. Chiedi alle banche e alle compagnie di fare la loro parte nella lotta all’emergenza climatica: basta finanziamenti che distruggono il Pianeta!

Partecipa