Con la nave Golar Tundra già nel canale di Suez, si avvicina anche l’avvio delle operazioni del “rigassificatore di Piombino”, uno dei progetti peggio concepiti e più pericolosi di cui è infarcito il famoso hub del gas che farebbe del Belpaese lo spacciatore prediletto di gas fossile nel continente europeo.

In piena “emergenza energetica” (leggasi: manovre speculative che hanno garantito profitti record a ENI e alle altre compagnie fossili), si è infatti deciso di saltare un bel po’ di passaggi per autorizzare il posizionamento della “nave-rigassificatore” – necessaria allo stoccaggio e alla rigassificazione di Gnl – nel porto di Piombino, con l’intento di iniziare le attività “entro marzo”.

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La primavera è alle porte ma, a sorpresa, l’emergenza sembra passata. Lo abbiamo scoperto all’udienza del TAR del Lazio lo scorso 8 marzo, quando si discuteva il ricorso presentato dal Comune di Piombino e sostenuto, oltre che dal sindacato USB, da Greenpeace e WWF. Sia il Comune che i ricorrenti a sostegno erano pronti a discutere nel merito le pericolose carenze del progetto. Invece, Avvocatura dello Stato, Regione Toscana, Snam FSRU Italia Srl e Snam Rete Gas SpA hanno chiesto un rinvio ancor prima dell’udienza: se ne riparla il 5 luglio!

La fretta è svanita perché, nonostante quanto finora affermato dal governo, e nonostante il fatto che i lavori “a terra” per la connessione della nave-rigassificatore siano stati avviati con grande urgenza (ai cittadini di Piombino non è sfuggito che in cinque mesi è stato fatto un bel gasdotto, mentre la strada d’ingresso alla città, promessa da anni, resta sempre nel mondo dei sogni), ecco, nonostante tutto questo… c’è un problema.

Di fatto, il rinvio richiesto dal “partito del gas” certifica le difficoltà nella procedura di Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA), che non è stata ancora completata: la relazione sulla sicurezza secondo SNAM c’è, ma evidentemente in pochi – a cominciare dal Sindaco di Piombino, che è responsabile della salute dei suoi concittadini – hanno idea di cosa contenga.

Forse perché in queste condizioni la sicurezza è difficile da garantire? Ci sono interi “pezzi” del progetto che, se non del tutto assenti, appaiono per lo meno vaghi e fumosi. E quel che c’è spesso preoccupa. La Golar Tundra dovrebbe stazionare a Piombino solo tre anni: e poi? Ci sono ben 129 prescrizioni da ottemperare e alcune richiedono lavori piuttosto lunghi. Ad esempio, non è affatto vero che, come detto per giustificare l’emergenza, il porto di Piombino “è pronto”: servono dragaggi e altro ancora. Non parliamo poi dei famosi monitoraggi della qualità dell’aria: dove sono le centraline richieste dell’Istituto Superiore di Sanità?

A squarciare questa coltre di bugie, ci ha pensato una partecipata manifestazione convocata dalle reti territoriali che si sono organizzate per contrastare la deriva “a tutto gas” del nostro Paese (a onor del vero, sostenuta da tutti gli ultimi governi). Lo scorso 11 marzo i manifestanti provenienti da ogni regione d’Italia si sono dati appuntamento a Piombino per dire un secco NO a questa deriva fossile che ostacola la transizione energetica, a lungo promessa e ora barattata con rigassificatori, gasdotti, trivellazioni e balle sempreverdi come la cattura e stoccaggio sotterraneo della CO2 (CCS), il nucleare sicuro (in Francia, non molto) e la fusione nucleare.

Una transizione che invece ci serve, e subito, perché la vera emergenza è quella di un clima sempre più impazzito, di una siccità che già a marzo si fa sentire in ampie zone del Paese (in particolare a Nord) e di un’estate che si prospetta rovente.

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